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COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI

~ Il nuovo romanzo di Daniele Germani

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10 buoni motivi per non leggere COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI – Giuditta Legge

05 giovedì Dic 2019

Posted by Daniele Germani in News, RECENSIONI POLVERE

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A differenza delle altre recensioni,Giuditta Legge propone un punto di vista molto originale per invitare alla lettura, ovvero 10 buoni motivi per NON leggere.

Ecco a voi i 10 buoni motivi per NON leggere “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri”

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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Dieci Buoni Motivi per NON leggere “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri

 

1 Perché la diversità fa paura e ti mette spalle al muro, meglio non pensarci.

2. Perché 180 pagine di polvere e brutti pensieri potrebbero dare una scossa al tuo sistema nervoso.

3. Perché a volte ti fermi, ti assenti, ti distrai, ti incanti su una nota stonata,  e alla fine ti accorgi che quella nota stonata sei tu: un libro che ti dice questo può essere urticante.

4. Perché questa storia profuma di gelsomino e sei troppo assuefatto allo smog.

5. Perché uno dei personaggi è convinto che le Gymnopédies di Satiè siano state create per accompagnare quello che resta del giorno dopo la pioggia, e questo è un pensiero dolcemente malinconico.

6. Perché parla di manicomi, di pazzi e delle nevrosi della vita contemporanea.

7. Perché lo stile di uno scrittore emergente è imprevedibile, richiede concentrazione, è camminare con i piedi nudi su una spiaggia di ciottoli piuttosto che infilarsi nelle pantofole vecchie e comode di qualche autore di bestseller che scrive ormai a memoria.

8. Perché i personaggi non sono tanti però ci sono diversi colpi di scena e questa cosa può infastidire chi pensa che la lettura concili il sonno.

9. Perché il suo primo romanzo è andato bene e all’autore non vuoi dare la soddisfazione di sfondare con il secondo.

10. Perché una volta che hai eliminato tutta la polvere e tutti i tuoi brutti pensieri, poi che cosa ti resta?

Intervista di Gianluca Garrapa a Daniele Germani per ilromanzo.it – Come Eliminare la Polvere e altri Brutti Pensieri

21 giovedì Nov 2019

Posted by Daniele Germani in blog personale, News

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QUI IL LINK ORIGNALE AL SITO SULROMANZO.IT 

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La follia è una nota fra le altre. “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” di Daniele Germani

Autore: Gianluca Garrapa

Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri, il nuovo romanzo di Daniele Germani pubblicato da Spartaco edizioni nel 2019, affronta il tema della legge Basaglia. Ambientato a ridosso degli anni Ottanta, negli anni in cui la legge Basaglia chiude i manicomi (1978), il romanzo intreccia le storie di alcuni personaggi, l’uomo, la donna, il pazzo, il vecchio, il professore, in una composizione ritmica originale e lirica nella descrizione di paesaggi e stati d’animo. Il finale è sorprendente e la tematica psichiatrica è trattata con competenza e senza mai cadere nella retorica.

«Soprattutto aveva una domanda ben chiara: come eliminare la polvere e altri brutti pensieri?» La domanda. La domanda è sempre domanda d’amore e di riconoscimento dell’altro, un demandare, e quel rumore bianco interiore che ci guasta la vita è sempre un mancato riconoscimento altrui, dalla famiglia fino al contorno sociale. Il suo romanzo insiste molto sulla capacità del desiderio di donare la risposta risolutiva, che spesso, come lei denuncia benissimo, è delegata all’unica soluzione sbrigativa, «quella chimica che mi tiene assoggettato alla realtà che mi avete costruito intorno», che annienta il desiderio.Perché ha desiderato scrivere questo romanzo?

Perché ho desiderato scrivere questo romanzo? Questa è la domanda regina, quella a cui nessuno può rispondere in tutta la chiarezza che merita, ma non perché si voglia mentire, bensì perché la verità e la fantasia nelle intenzioni di uno scrittore si confondono sempre, e così si confondono realtà e aspettative. Non posso dare una risposta precisa, ma credo che si inizi a scrivere perché si vuole comunicare qualcosa. Tutti vogliamo comunicare con gli altri e tutti lo facciamo nel miglior modo che riteniamo possibile e accessibile, soprattutto. Gli artisti lo possono fare con l’arte, appunto. Chi sa suonare lo fa con la musica, chi sa dipingere con il disegno e così via. Io so scrivere, almeno a quanto mi hanno detto in molti, e allora uso questo strumento per poter esprimere ciò che sento.

Ma io non voglio spiegare la vita a nessuno, con i miei testi non pretendo di modificare le convinzioni di nessuno. Questo romanzo è stato scritto perché mi piaceva il titolo. Sono partito dal titolo e da lì ci ho costruito sopra la storia per intero. Sembra strano a dirsi, ma è accaduto lo stesso anche con il primo romanzo, Manuale di fisica e buone maniere. Il titolo deve essere la luce che illumina la trama e che devo cercare di scovare tra quelle sette o otto parole che lo compongono.

Ovviamente avevo in testa una certa idea e il titolo stesso è nato dal messaggio che avevo in mente di voler mandare, ovvero parlare degli emarginati, di chi è e sarà sempre ultimo. Nel mio primo, il Manuale, parlo di penultimi, ora mi sembrava giusto parlare di chi non avrà mai la possibilità di guardare alla vita con speranza.

La questione Basaglia poi mi ha sempre interessato Già prima di pensare alla stesura, mi ero molto informato su questo momento storico così importante. Insomma, sono arrivato già preparato al momento in cui mi è venuto in mente quel titolo così particolare e poi ho dovuto soltanto metterci dentro la storia.

«L’odore di gelsomino è forte, prepotente, sembra occupare spazio e quasi come fumo denso invade aria e narici ed entra nei pensieri, li addolcisce, rendendo tutto più morbido, rilassante». Molto interessante è la reiterazione di questo giro di frase: ogni volta e in un senso particolare, ogni personaggio s’imbatte nella simbologia di questo fiore. Il gelsomino, e tutte le leggende di cui è protagonista, può esprimere innocenza, felicità, timidezza ma anche grazia e desiderio. Nel romanzo è un chiave che collega i personaggi, una funzione retorica: personaggi, si scoprirà, molto particolari. Come ha lavorato per renderli credibili e diversificati tra loro?

Il lavoro di diversificazione dei personaggi, almeno nel mio caso, avviene in maniera abbastanza naturale. Mi spiego meglio: quando si scrive ci sono varie tipologie di procedura. A volte è necessario definire i personaggi al meglio e nei dettagli fin dove è possibile, perché magari la trama è flessibile e i protagonisti sono il vero elemento portante della storia. Nel caso invece di Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri, la trama è stata pensata per tentare di veicolare un messaggio ben preciso che volevo comunicare e quindi aveva dei paletti decisamente fermi dai quali non potevo in alcun caso allontanarmi troppo.

Anche i personaggi erano definiti, ma non così tanto e ho potuto quindi giocare un po’ con le loro vite, le loro caratterizzazioni, con le varie storie verticali che ho reso funzionali alla trama stessa e non il contrario. È stato bello vivere con loro. Li ritengo tutti molto interessanti. Il personaggio al quale sono più legato è il medico che si incontra in pronto soccorso. Credo sia l’emblema del romanzo stesso. Un uomo intrappolato dai suoi errori in una stanza e dalle sue errate convinzioni di un mondo che ce l’ha con lui, mentre è esattamente vero il contrario. Purtroppo appare per poche pagine, ma prolungare la sua esistenza non sarebbe stato funzionale alla trama.

«Era un concerto di Georges Cziffra, che eseguiva quella che universalmente era riconosciuta come una delle composizioni più complesse mai scritte per pianoforte, la Toccata Opera 7 di Robert Schumann». Ho pensato di rileggere questo passaggio ascoltando Schumann. Il suo romanzo è costruito alternando le vicende di tre personaggi, l’uomo, la donna, il pazzo, e poi ci sono anche il vecchio e il professore. La musica non è solo presente materialmente, sotto forma di pianoforti o di citazioni musicali, ma anche nella metafora che associa il disagio mentale a una nota stonata. Poi dalla lettura dell’indice si evince una sorta di polifonia che alterna voci differenti in una sorta di fuga. Che rapporto esiste, secondo lei, tra la musica e la sua prosa?

Quella sulla musica è questione alla quale tengo molto. Durante la fase creativa e di composizione del testo, ascolto sempre musica, in particolare suonate di pianoforte. Non riesco a scrivere neanche una parola senza che un pianoforte che mi accompagni. Preferisco in assoluto Einaudi, ma anche altri autori come Satie, Bach, Beethoven etc.

Questo ascolto ininterrotto e senza soluzione di continuità per ore anche della stessa playlist mi porta a “inquinare” la scrittura con le note, le partiture e tutto quello che concerne il pianoforte. Anche nel mio primo romanzo il testo era profondamente influenzato dalla presenza della musica di Einaudi.

Questo sconfinamento ha delle ripercussioni ovvie sulla trama e sui protagonisti. Se non avessi questa necessità, probabilmente lei non si sarebbe mai avvicinata a quel negozio di musica e lui non avrebbe avuto la sua nota stonata. Insomma, è un dare-avere a tutti gli effetti, spero con effetti piacevoli per chi legge.

La follia è una nota fra le altre. “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” di Daniele Germani

«Basaglia ancora non aveva scoperchiato alcun vaso, il tavolo dove tutto era fermo da più di quarant’anni non era ancora stato rovesciato ed ebbe modo di assistere a quello che accadeva lì dentro». La sua scrittura è a tratti onirica, è un linguaggio parlato dal sintomo, dall’inconscio forcluso, ma anche storia di sofferenze e di umanità derelitta, accenti lirici, a volte, paesaggi che dicono la sofferenza. Eppure v’è il discorso preciso sulla legge Basaglia, e sulle meccaniche psichiche e farmacologiche sottese alla cura. Come nasce un romanzo quando deve rispettare la legge della scientificità, della storia e allo stesso tempo della finzione narrativa?

Questa è una domanda eccellente alla quale non credo possa esistere una risposta comune a tutti gli scrittori. Dico questo perché chi scrive di solito non ha alcuna competenza scientifica riguardo l’argomento che tratterà e per questo si affida a esperti del settore che, in prima stesura, controllano la validità e la bontà dello scritto. O è quello che dovrebbe accadere; almeno è questa la mia linea di condotta. Ho sottoposto il mio testo in fase di stesura a due esperti nel settore della chimica e degli esplosivi e a uno psichiatra che, dopo aver letto e consigliatemi le dovute correzioni, hanno dato il via libera al testo.

Quando si scrive una storia dove si sa già che si andrà a invadere campi dove non si ha esperienza, si deve sempre accettare il rischio che la trama non reggerà, che dovrà essere modificata perché magari i personaggi non possono fare quella cosa che porterà a un successivo step della storia, per questo bisogna studiare molto l’argomento prima di affrontarlo e scriverne.

«Siete sempre più soli e sarete sempre più isolati, dietro alle vostre strane tecnologie, alla musica sparata dentro le orecchie, imprigionata nella vostra disattenta concentrazione». Il romanzo racconta anche una società che da un certo punto in poi si è impantanata nell’individualismo più esasperante, vi si oppone la visione di un suo personaggio: «Chi fa arte la fa per tutti». Alla folle velocità dell’iperproduzione materialistica obietta la lentezza dei processi psichici, ancora di più quando vengono sedati, meccanismi soggettivi che cozzano con i tempi strettissimi della produzione commerciale: dunque velocità contro lentezza. La sua letteratura da che parte sta?

Devo dire che i miei personaggi, sia del primo sia di questo secondo romanzo, vivono in altre epoche, prendono treni e non aerei, anche se potrebbero, non usano i forni a microonde perché ne hanno timore, hanno paura della velocità delle automobili e si perdono in lunghe e lente passeggiate in parchi e periferie labirintiche.

I miei personaggi non sono autobiografici nelle azioni che intraprendono, ma lo sono sicuramente nelle loro sfumature, che cerco di rendere indispensabili all’economia della storia stessa.

L’iperproduzione materialistica c’è sempre stata ed è sempre stata rapportata all’epoca di riferimento, ma quando scrivo amo che i miei personaggi respirino, che si sentano liberi e sganciati dalla commercializzazione di qualsiasi oggetto e prodotto, anche fosse artistico, con il quale si trovano a contatto.

Vorrei precisare che questo processo non avviene a tavolino, o almeno non del tutto. Scrivo di alcune tipologie di persone e mi viene abbastanza naturale la loro caratterizzazione come ho scritto poco fa; la mia letteratura quindi sta dalla parte di chi ha un po’ paura di quello che gli può accadere affrontando la tecnologia dell’epoca in cui vive.

«Ricordatevi però che quel Pazzo aveva ragione: io sono Pazzo solo perché siete voi a voler essere sani». Lei è stato in grado di costruire un intreccio con un finale che sorprende, non solo per una questione di stile che garantisce la tenuta della storia, ma proprio per un aspetto filosofico molto indagato dagli scrittori: la differenza tra vero e falso, tra sogno e reale, e in questo caso tra follia e normalità. La grammatica mentale di uno scrittore ha delle differenze sostanziali rispetto a quella di chi non ama né leggere né scrivere?

Io non credo. Cerco di spiegarmi meglio. La grammatica mentale è un aspetto della fantasia che ognuno di noi, chi più e chi meno, possiede. Leggere e scrivere può accentuare o meno e allenare o atrofizzare la capacità di scrivere, ma è una capacità che si ha innata. C’è chi è portato per fare i conti a memoria, chi ha nella manualità la sua naturale predisposizione e via dicendo. Io non ho la benché minima manualità e se devo fare dei lavori in casa, posso allenarmi quanto voglio, ma cambiare una maniglia alla porta o stuccare un muro crepato per me resterà sempre un impegno quasi insormontabile.

Chi invece ha la capacità innata di scrivere, con la lettura e la scrittura può arrivare a perfezionare quest’aspetto, che dovrà essere però accompagnato dal talento. Uno scrittore scrive perché ha talento che con la fantasia crea un connubio perfetto. Quindi, per concludere, non è importante leggere o scrivere per essere uno scrittore, ma bisogna avere le capacità innate. Poi quali sono queste capacità, beh è difficile da stabilire. Chi ha una mente più analitica magari scriverà un thriller, chi invece è più romantico scriverà un romanzo d’amore.

Il leggere o lo scrivere sono l’acqua con la quale si innaffia il seme del talento. Io non so se questo talento sia grande o meno, solo il tempo lo dirà, ma posso dirti che da quando scrivo leggo molto meno e per due motivi. Ho molto poco tempo, tra il lavoro e la famiglia, avendo anche una bambina piccola, e soprattutto perché ho notato che sono troppo influenzato dagli scrittori che amo e questo aspetto credo limiti molto la naturale evoluzione della mia creatività.

Intervista radiofonica con Gianluca Garrapa di PuntoRadio – Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri

25 venerdì Ott 2019

Posted by Daniele Germani in News, RECENSIONI POLVERE, stampa e media

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Nel corso del programma radiofonico Radioquestasera, in streaming su PuntoRadioFM, ho avuto il piacere di chiacchierare con Gianluca Garrapa del mio secondo romanzo “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” e di altre cose molto interessanti.

Buon ascolto,

Daniele

La Lettrice Controcorrente recensisce Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri

09 mercoledì Ott 2019

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QUI LA RECENSIONE ORIGINALE

– Malinconia – 

Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri di Daniele Germani (Spartaco) è un libro che mi ha stupito, crudo a tratti, ma morbido e commovente quando serve,  racconta una realtà che fortunatamente non ho mai sperimentato.

Si potrebbe dire che una delle grandi protagoniste del romanzo è la pazzia,  ma io ci terrei a dire che forse, lo è anche l’atteggiamento della società nei confronti delle persone ritenute diverse.

Ci sono tre personaggi, l’uomo, la donna e il Pazzo. Non è stato subito chiaro cosa legasse queste persone, ci ho messo un po’ a capirlo perché all’inizio mi sono decisamente concentrata sull’ultimo: il Pazzo. Ad interessarmi soprattutto è tutto il contorno: sono i primi anni Ottanta e la Legge Basaglia è già entrata in vigore: i manicomi vanno chiusi e le persone abbandonate al proprio destino.  La vita all’interno dell’istituto, istituto in cui venivano rinchiusi davvero pazienti con malattie mentali serie, e altri solo perché diversi, omosessuali, rinnegati, non è per niente facile. La violenza è all’ordine del giorno. Chi mangia con la camicia di forza addosso, chi viene punito con la testa nel secchio (e da quel secchio non riemergerà mai), chi è costretto a sentire le urla, chi le botte… lo scenario è quello da film dell’orrore. Quando cominciano i lavori nella casa di cura si accende una speranza: i pavimenti finalmente puliti, le pareti ritinteggiate, la luce che irradia i corridoi  lucidi e silenziosi. Ma quell’ illusione di umanità si trasforma presto in una condizione di abbandono che ci stringe il cuore:

Forse non ci stavano mandando via, forse avevano capito che avevamo solo bisogno di tranquillità, di serenità, di non prendere bastonate per ogni cosa, di non avere la testa immersa in secchi di acqua gelida e soprattutto di non morire senza motivo. … Non avevamo bisogno di essere liberi. Avevamo bisogno di essere curati. Loro dicono liberi, ma oggi io dico abbandonati.

Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri - Daniele Germani - Edizioni SpartacoChi aveva la fortuna di avere una famiglia alle spalle è tornato a casa, e io non saprei dire se è stato un bene o un male. Chi invece non aveva nessuno… beh, si è ritrovato in mezzo a una strada, abbandonato appunto. Questo non è un romanzo, queste sono scene realmente avvenute e Germani ci restituisce le sensazioni, le paure delle persone che si sono ritrovate a vivere in una condizione simile: prima maltrattate poi dimenticate.

Qui il linguaggio è crudo, le immagini sono forti: siamo nella testa di un pazzo (davvero lo chiamiamo ancora così?) e niente viene filtrato.  Ma… quando siamo immersi in questo scenario, tra urla di pazienti, pillole che cadono e vengono inghiottite insieme allo sporco, il tintinnio delle sbarre, i lividi sulla pelle… abbandoniamo tutto e seguiamo i frammenti di vita degli altri due personaggi, così diversi dal Pazzo, così eternamente legati lui.

Sono due personaggi pieni di rimpianti , sono tutti venati di malinconia. Hanno qualcosa da rimpiangere: la donna sogna di tornare a suonare, l’uomo si pente di assomigliare così tanto ai suoi vestiti: grigi e spenti.  Ed è così che gradualmente abbandoniamo il clima di terrore della casa di cura e pensiamo irrimediabilmente alle nostre vite, per dirla con l’autore “C’è ancora tanto da scrivere”, anche e soprattutto per noi.

Il Pazzo non vuole dire addio ai propri granelli di polvere, sono l’unica cosa reale della sua vita. Sono i suoi compagni di viaggio, il suo porto sicuro… la sua malattia. Qui reale e immaginario si fondono, si mescolano, si confondono fino a non farci più capire cosa sia reale e cosa no.

Ho scoperto che il tempo si piega nei ricordi e non nelle ferite che la vita ti ha inflitto. Quelle restano, si trasformano, diventano alibi e verità manomesse dalle circostanze. Le mie, di circostanze, erano le più vere bugie che mi fossi mai detto, le menzogne più reali che nessuno mi avrebbe mai e poi mai potuto contestare.

Sono queste le parole di un ragazzo rimasto rinchiuso per vent’anni in un manicomio, mal curato (e forse non curato abbastanza) che rivendica la propria identità, che passa necessariamente da emozioni e sensazioni provate fino ad arrivare a quel rovesciamento della prospettiva che rischia di sconvolgerci perché mina le nostre certezze:

Cos’è il vero? Come fate a essere certi che il reale sia quello che state vivendo? Voi ora, adesso? Chi può assicurarvelo? Come fanno a essere false certe emozioni che ho provato?

Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri è…

Un libro ricchissimo. E’ una denuncia, la vita all’interno di alcune di quelle case dell’orrore rispecchia la realtà.  Un orrore che si riflette nei comportamenti di una società giudicante e disinteressata nei confronti del diverso. E’ un libro malinconico, perché vorremmo abbracciare questi personaggi schiacciati dal peso dei ricordi e incapaci, all’apparenza, di trovare una nuova via.  Ci sono tante cose in questo libro che ci riguardano. Non importa quanto distante sembri da noi la storia, in realtà parla con noi, di noi. E io alla domanda del Pazzo non so rispondere, perché la sua verità dovrebbe valere meno della mia?  E se lui avesse vissuto mille vite ricche di emozioni, avrebbe vissuto meglio di chi si è accontentato? Meglio di chi narcotizzato ha percorso lo stesso tracciato ogni giorno della sua esistenza? Ecco… se, se, se e ancora se.

Consigliato per chi ha voglia di una lettura tagliente, sfaccettata, profonda. Mettetevi in gioco perché Come eliminare la polvere e altri pensieri è un viaggio che vale la pena intraprendere, lasciando un po’ di certezze a casa.

 

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Ylenia Del Giudice di Parte del Discorso recensisce Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri

08 martedì Ott 2019

Posted by Daniele Germani in News, RECENSIONI POLVERE

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Qui la RECENSIONE ORIGINALE

“Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri: la nota stonata.

A pensarci bene sarebbe stato il caso di inserire un titolo decisamente più valido e sensuale, ma WordPress ha le sue piccole pecche e così devo trovare un punto di incontro tra la mia nota stonata e la sua. Sono le sette di mercoledì mattina; avrei dovuto scrivere questa recensione già la settimana scorsa. Il lavoro, le crisi di panico, quel maledetto senso di essere sempre una nota stonata. Ho scelto il libro giusto, anche questa volta.

Ho conosciuto Daniele Germani– autore di Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri – per caso: evento su Facebook, libreria San Graal; lui che organizza un evento per permettere alla libraia di ordinare un numero di copie giuste. Ho visto la copertina, ho letto il titolo, l’ho ordinato. Come sempre, non avevo idea nemmeno di cosa si stesse parlando.

Edizioni Spartaco, della quale vi avevo parlato la settimana scorsa, è una di quelle case editrici che propone testi fuori dalla norma. Questo è stato uno dei motivi per cui poi mi sono lanciata e ho voluto rischiare. Ho iniziato Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri questa estate, su una coperta dal gusto vintage di mia nonna, in una casa che poteva far da sfondo a La casa nella prateria. Odore di erba bagnata al mattino, insetti – vespe, soprattutto – che ti fanno perdere, come si suol dire, dieci anni di vita, un tramonto da star male. Quella sensazione che ti prende lo stomaco le prime righe ma ti abbandona poco dopo, lasciandoti pensare che quel che tieni tra le mani è solo un altro romanzo con frasi comuni. Però prosegui, perché non può essere così. Poi, superato qualche capitolo, ti senti tirato giù: hai rincorso il White Rabbit di Carroll e, come Alice, sei caduta nella buca. Nessuno ti ha spinto.

Una trama impossibile

Una delle pagine del libro Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri, di Daniele Germani, edito da Edizioni Spartaco

Quando parlo di “trama impossibile” parlo di una trama che non può essere raccontata ad altri, perché si rischia di svelare, di lasciare troppi indizi in superficie che non vi porteranno a fare una scelta in nessuna delle due direzioni. È una trama del come dire, non del cosa.

Lei, Lui, Il Pazzo. Tre figure le cui storie si intrecciano senza mai saperlo davvero. Ognuno di loro è a conoscenza dell’esistenza degli altri due solo per dei piccoli dettagli conservati nei propri ricordi. Tutti e tre, comunque, sono uniti da un fondamentale dettaglio: sussurrano, si sentono una “nota stonata”.

Uno sfondo interessante

Ho letto molti libri su matti, manicomi e dottori altrettanto pazzi e tutti quanti sono ambientati durante la permanenza in manicomio (prima di Basaglia) o subito dopo, quando i matti erano in strada, liberi dal litio. Quella zona grigia a cavallo fra l’interruzione delle cure forzata dalla legge e la libertà non mi era ancora capitata prima di leggere Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri. Questo sfondo è quello che vi accompagnerà nei primi capitoli, quelli in cui vi perderete e metterete a dura prova il vostro interesse. Io ho scelto di proseguire e ne sono stata davvero felice. L’ambientazione perfetta per porsi domande.

All’improvviso eravamo liberi. Già. Ma liberi da cosa? Noi avevamo solo bisogno di non dormire nella nostra merda, di avere qualche medicina agli orari giusti, di non venire picchiati per qualsiasi cosa. Non avevamo bisogno di essere liberi. Avevamo bisogno di essere curati. Loro dicono liberi, ma oggi io dico abbandonati.

Abbandono, libertà, qualunque cosa sia “altro” rispetto a quel punto di vista. Pazzia, disagio mentale o solo un buon motivo per fuggire?

La salvezza del bello, l’erotismo e la ferita

Una delle pagine del libro Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri, di Daniele Germani, edito da Edizioni Spartaco

Può sembrare strano tirare in ballo un saggio sull’estetica, eppure ci sono delle riflessioni interessanti da fare. Byung-Chul Han, nell’esprimersi sul concetto di pornografia ed erotismo, afferma che «la distrazione trasforma la pornografia in una fotografia erotica».

Questo, essenzialmente, è ciò che accade con Daniele Germani: egli riesce, come la strega di Hansel e Gretel, farci entrare nella casa di dolci che sembra questo romanzo. Ma non c’è nessun dolcetto: senti il ferro battuto della ringhiera stretta con troppa forza fra le mani, il dente che morde il labbro; senti quel ritorno alla realtà come uno schiaffo improvviso, mentre sei perso in un tunnel di dettagli che sembrano superflui alla storia e invece sono fondamentali per l’immersione. È per questo che la storia di Daniele Germani è erotica: il lettore viene distratto fino alla fine e non di una distrazione superficiale, sia chiaro. Sempre nel saggio di Han leggiamo: «Pornografico è anche un romanzo di facile lettura che tende a uno svelamento definitivo, a una verità finale […]. L’erotismo fa a meno della verità: è un’apparenza, un fenomeno del velo».


Non è quel tipo di libro in cui il lettore si immedesima e si riconosce. Il lettore resta turbato, ha bisogno di un paio di giorni per dare valore al testo, senza consentire alle proprie aspettative di prevalere in ogni singola virgola.


Successivamente, sulla seduzione, Han afferma che essa «gioca sull’intuizione di ciò che nell’altro resta eternamente segreto a lui stesso, su ciò che non saprò mai di lui e che tuttavia mi attira sotto il marchio del segreto». Nel gioco della seduzione, dunque, è insito un «pathos della distanza, un pathos del velamento». Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri è quindi, giunti a questo punto, un romanzo erotico e seducente.

Probabilmente è sconveniente parlare di un libro citandone un altro ma, per esprimere al meglio quel che penso, devo necessariamente inserire un briciolo di parole di altri, soprattutto quando si tratta di riflessioni di questo genere. È ancora il filosofo sudcoreano a venirmi incontro: «A differenza dello shock il punctum non urla: ama invece il silenzio e custodisce il segreto. Nonostante il suo silenzio si manifesti come ferita. Quando cadono tutti i significati, le intenzioni, le opinioni, le classificazioni, i giudizi, le messe in scena, le pose, i gesti, le codificazioni, le informazioni, allora il punctum si manifesta come resto silenzioso, cantante, che provoca turbamento. Il punctum è il resto che resiste restando alle spalle della rappresentazione, l’immediato che si sottrae alla mediazione di senso e significato; è il corporeo, materiale, affettivo e inconscio, dunque reale che è antitetico al simbolico».

La nota stonata: il risultato finale

 

Daniele Germani non riesce a definirsi un vero e proprio scrittore. Non vive di questo; scrivere non è il suo mestiere. Eppure, nonostante la sua visione pessimista (nella quale del resto mi rispecchio), è in grado senza dubbio di emergere tra tutti i testi che vivono negli scaffali. Questa polvere di cui parla penetra nei pori della pelle: non ti senti colpevole, non ti senti addolorato né felice. Non è quel tipo di libro in cui il lettore si immedesima e si riconosce. Il lettore resta turbato, ha bisogno di un paio di giorni per dare valore al testo, senza consentire alle proprie aspettative di prevalere in ogni singola virgola.

Daniele mi chiese come avevo preso il finale, se alla fine il libro mi era piaciuto davvero e non solo per dargli una nota positiva. Lui cercava la nota stonata, invece, quel che non andava. Voleva la conferma di essere fallibile, come tutti. Sarà sicuramente così, in qualcosa fallirà sicuramente come tutti. Non in questo racconto, però; non quando la neve che si deposita sui pensieri dell’uomo si trasforma nella polvere bianca che seppellirà alcuni dei pensieri della donna e che si ritroverà nella bocca del Pazzo, poco prima della fine.

Voglio concludere con un piccolo estratto del capitolo Verso il buio, ancora.

Siete sempre più soli e sarete sempre più isolati, dietro alle vostre strane tecnologie, alla musica sparata dentro le orecchie, imprigionata nella vostra disattenta concentrazione. Perché? Chi scrive musica, chi scrive un libro o dipinge un quadro non l’ha fatto solo per voi, per tenere tutto chiuso nel vostro egoismo. Chi fa arte la fa per tutti.

Si torna dove si è stati bene, si dice. Così fanno questi tre personaggi, nonostante si percepisca sempre un senso di inadeguatezza. Un viaggio nel regno dei lillipuziani dove voi siete Gulliver. O, forse, solo un uomo in un mondo sbagliato.”

 

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Teresa Anania recensisce COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI per Il mondo incantato dei libri

27 venerdì Set 2019

Posted by Daniele Germani in News, RECENSIONI POLVERE

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BASAGLIA, books, contatti, LEGGE BASAGLIA, leggere, letteratura, letteratura contemporanea, letteratura italiana, lettori, lettura, libri, Ludovico Einaudi, pazzi, psicologia, racconti, racconti brevi, RECENSIONE, romanzo, scrittori, scrittura

Link originale alle recensione cliccando qui

“Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri”, di Daniele Germani

Introduzione

Ero matta in mezzo ai matti. I matti erano matti nel profondo, alcuni molto intelligenti. Sono nate lì le mie più belle amicizie. I matti son simpatici, non così i dementi, che sono tutti fuori, nel mondo. I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita. (Alda Merini)

Aneddoti personali

Cos’è realmente la pazzia? L’etichetta di “pazzo” viene spesso attribuita in maniera impropria a quanti preferiscono lasciare ad altri la convinzione di essere normali.

Recensione

Dopo aver entusiasmato i lettori con il suo romanzo d’esordio “Manuale di fisica e buone maniere”, Daniele Germani ritorna con un altro romanzo dal titolo particolare; una metafora che leggendo non tarderà a svelarsi. Singolare la cover, passaporto necessario al percorso che si andrà a compiere in un mondo appartenuto ad una pagina triste di un passato recente; e forse anche il colore scelto non è casuale …  Siamo alla fine degli anni settanta quando,due anni prima della sua morte, Franco Basaglia dà il nome alla Legge 180/78, nota appunto come Legge Basaglia, che decreta la chiusura definitiva dei manicomi, segnando una svolta nel complicato capitolo “assistenza” ai pazienti psichiatrici. Veri e propri lager di tortura e sevizie nei quali venivano internati, in quelle che altro non erano che celle spesso di isolamento, tutti quei soggetti “mentalmente instabili”, “troppo vivaci”, “incompresi”, “estremamente introversi”, “fuori dal coro” o considerati malati perché omosessuali … Tutti coloro i quali occorreva tenere lontani dalla “normalità” appartenente ad una società che ha sempre preferito nascondersi dietro a un dito se non alzare muri, di fronte a difficoltà oggettive derivanti da situazioni complicate, forse, da affrontare. Non ci si poneva neppure il problema di come gestire un parente o un figlio/a caratterialmente irrequieto o sui generis, dalle idee un po’ bizzarre o magari semplicemente eccentrico; non “domabile” e quindi, spesso con la complicità di consenzienti medici di famiglia, da internare. Persone, individui, ridotti a larve umane che pazzi lo sono diventati davvero, giorno dopo giorno, perché scopo di pseudo medici responsabili di atrocità e sevizie inaudite,non era di sicuro l’applicazione del Giuramento di Ippocrate. La guarigione non era contemplata; diceva Basaglia ” La società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d’essere.” Ed è proprio su questo che Germani accende i riflettori, sulla totale mancanza di volontà nel capire, singolarmente, le problematiche di ogni “malato mentale” e provare a risolverle.
Tre protagonisti, un uomo, una donna e un pazzo. Tre storie con un unico filo conduttore:essere ostaggio della propria mente, alienati da “brutti pensieri” che sommergono un cervello già sepolto sotto una fitta coltre di “polvere”. Tre personaggi borderline, forti nelle loro fragilità, vittime dell’ignoranza e dei pregiudizi, di un distorto stereotipo chiamato follia che tende ad omologare sotto una percezione sbagliata una realtà fatta di sofferenza, rimpianti e dolore. Dove la vittima, a volte, si confonde col carnefice quasi a voler giustificare un senso di rivalsa lavandosi la coscienza.
Recensire senza entrare nel vivo della narrazione non è semplice e ancor meno lo è cercare di trasmettere le emozioni di ogni genere e grado che ci si trova a vivere e a provare un capitolo dopo l’altro. Non racconterò nulla dei tre (?) personaggi, lascio al lettore l’onere e l’onore di fare la loro conoscenza; di avvicinarsi in punta di piedi a chi per anni ha dovuto fare i conti con quella mancanza di credibilità e di rispetto che spetterebbe di diritto a tutti gli esseri umani. Daniele Germani ha saputo raccontare con eleganza, attraverso una scrittura colta, raffinata e scorrevole, lo spaccato vergognoso di società che di civile ha solo il nome. La narrazione, trascinante e introspettiva, conduce inevitabilmente alla riflessione sulla diversità in senso lato e su un concetto di normalità troppo spesso fatta solo di finzione e apparenza. Daniele induce il lettore a compiere un viaggio attraverso tutti quei cunicoli e quelle strettoie della mente umana ancora esplorate solo in parte e dove risiedono vicende, traumi infantili, paure, fantasmi, fantasie e immaginazioni che, in taluni casi uscendo dagli argini che delimitano un equilibrio precario, finiscono col prendere il sopravvento sfociando in ciò che nella migliore delle ipotesi si chiama “solo” depressione…

Conclusioni

Assolutamente da leggere con la consapevolezza di apprendere, anche se in chiave romanzata, ma in maniera diretta, cruda a volte, fatti che pur se non nella fattispecie del racconto in sé, realmente accaduti all’interno di tutte quelle carceri travestite da Istituti di Cura che avrebbero, solo, dovuto fare da zona di conforto tra le famiglie e quanti ne avevano realmente bisogno.

Teresa Anania

Voto 5/5

Citazioni

“Forse non ci stavano mandando via, forse avevano capito che avevamo solo bisogno di tranquillità, di serenità, di non prendere bastonate per ogni cosa, di non avere la testa immersa in secchi di acqua gelida e soprattutto di non morire senza motivo. … Non avevamo bisogno di essere liberi. Avevamo bisogno di essere curati. Loro dicono liberi, ma oggi io dico abbandonati.”

 

“Io non ero Pazzo finché non sono uscito dall’Istituto, perché prima ero come tutti gli altri. Perché, forse questo non vi è chiaro, i matti sono matti quando sono fuori, quando sono in giro, quando sono a contatto con voi che siete normali. … io sono Pazzo perché siete stati voi a decidere di essere sani.”

 

“…Dottore, ma lei così ammazza i granelli di polvere che ho in testa, … lei non li conosce, quei granelli. A lei sembrano solo polvere, ma vivono, Dottore mio. Io guarirò e loro moriranno. … Ti prometto che sistemeremo anche la polvere… Non capiva tutto quello che gli diceva, ma andava bene così. Era lui a dover capire, non il Pazzo a spiegarsi meglio.”

  • Editore:Edizioni Spartaco
  • Data di pubblicazione:25 Luglio 2019
  • Note di pubblicazione:Edizioni Spartaco – Collana Dissensi
  • ISBN: 978-88-96350-76-8
  • Prezzo (Euro): 12.00
  • N. Pagine: 193

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FELTRINELLI GENOVA – Prima nazionale di COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI

24 martedì Set 2019

Posted by Daniele Germani in News

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BASAGLIA, blog, books, FELTRINELLI, FELTRINELLI GENOVA, LEGGE BASAGLIA, leggere, letteratura, letteratura contemporanea, letteratura italiana, lettori, lettrici, lettura, libri, PRESENTAZIONE, psicologia, scrittori, scrittori italiani, scrittura, social

flayer feltrinelli 26 09 CORNICE DEF2

La S.V. è invitata alla prima nazionale di Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri – Romanzo

Sarà un evento molto importante per me e ho bisogno di tutto il vostro sostegno!

Sperio di vedervi quindi giovedì 26 settembre dalle ore 18 in po presso La Feltrinelli di Genova in via Ceccardi 16-24r.

A presentare l’evento sarà Massimiliano Salvo, giornalista di La Repubblica, con il quale sarà un piacere dialogare riguardo il romanzo.

Letture di Marianna Sulfaro

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https://danielegermani.com/come-eliminare-la-polvere-e-altri-brutti-pensieri/leggi-alcuni-estratti/

* LEGGI TUTTE LE RECENSIONI CLICCANDO QUI
https://danielegermani.com/category/recensioni-polvere/

ESTERNO GIORNO – Liberi tutti

12 giovedì Set 2019

Posted by Daniele Germani in blog personale

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blog, books, ilovebooks, leggere, letteratura, letteratura contemporanea, letteratura italiana, lettori, lettrici, lettura, libri, racconti, romanzo, scrittori, scrittori esordienti, scrittori italiani, scrittura, scrittura creativa, social, topbooks

Ultimamente sto saturando la mia presenza su Facebook (e tutti i suoi fratelli) di info su come sta andando bene il mio romanzo, di come piaccia a tutti, di quanto sia stato fantastico scriverlo e pubblicarlo.

Però in molti dimenticano che noi scrittori “per passione” scriviamo nei ritagli di tempo, quando possiamo, quando i figli non piangono perchè ti distraggono e fin quando i nostri pazienti compagni di vita (mogli, mariti, genitori o coinquilini) davvero non ce la fanno più a vederci rintanati ore e ore a picchiare sulla tastiera o a passare decine di minuti a guardare nel vuoto immaginando trame, colpi di scena, personaggi e finali originali.

Noi scrittori per passione non portiamo il pane a casa con quello che scriviamo. Al massimo contribuiamo a sdradicare ancora un pezzetto di bosco con la carta che serve per stampare i nostri “capolavori”.

Però scriviamo perchè siamo certi che parlare a qualcuno tramite una storia sia l’unico (o almeno quello che sappiamo far meglio di altri) modo di potersi esprimere.

Io non scrivo perchè ho tanto tempo libero, perchè di tempo libero proprio non ne ho, non scrivo per un senso di rivalsa contro qualcosa o qualcuno, non scrivo neanche per garantire un futuro migliore a chissà chi.Io scrivo solo e soltanto perchè qualcuno mi fermi (su facebook, per strada, in qualche presentazione) e parli con me di quello che ho scritto, che mi dica cosa ne pensa e magari che non è d’accordo con il che, il cosa e il come di quello che ho scritto.
Noi scrittori “senza pane” non scriviamo per noi, scriviamo per voi.
Forse lo fanno anche quelli “con il pane”, non lo so, io non ne conosco, ma noi lo facciamo per farvi provare emozioni, per vedere lo stupore nei vostri visi, leggerlo nei vostri commenti, per capire se quello che abbiamo scritto è stato capito o non siamo stati bravi neanche a comunicare la metà del significato che volevamo dare.

Noi scrittori “senza pane” siamo molto molto stanchi a fine giornata, perchè dopo le sette/otto ore di lavoro, dobbiamo anche metterci lì a promuovere il nostro romanzo, ad organizzare presentazioni, a conoscere gente, ad invitarla agli incontri etc etc.
Non ci obbliga nessuno, è vero, ma facciamo tutto questo solo e perchè vogliamo che voi leggiate quello che abbiamo scritto in un anno, corretto in due e pubblicato in tre.

Grazie di esserci, lettori, altrimenti il nostro scrivere non avrebbe senso.
Però mi farebbe davvero piacere che fosse chiaro che tra una o dieci copie vendute in più, a noi non fa nessuna differenza, neanche un po’.
Cambia tutto invece tra una o dieci copie lette.

Leggete quello che comprate perchè lo abbiamo scritto, non solo tanto per, così potrete non essere d’accordo con quello che c’è in quelle pagine, ma succederà una cosa fantastica: saremo tutti un po’ più liberi.

A presto
Daniele

Recensione da MILLE SPLENDIDI LIBRI E NON SOLO di “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri”

02 lunedì Set 2019

Posted by Daniele Germani in News, RECENSIONI POLVERE

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BASAGLIA, LEGGE BASAGLIA, leggere, letteratura, letteratura contemporanea, letteratura contemporanea italiana, letteratura italiana, lettori, lettura, libri, manicomi, pazzi, pazzia, PSICHIATRIA, psicologia, racconti, racconto, romanzo, ROMANZO ITALIANO, romanzo psicologico, scrittori, scrittura

Loredana Cilento di ” Mille splendidi libri e non solo” recensisce “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” sul suo blog ”

Potete leggere la RECENSIONE ORIGINALE cliccando qui

 

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LA RECENSIONE

“Io parlo sottovoce. Soltanto sottovoce. Ho vissuto per molti anni in un luogo dove il silenzio era una virtù e dove parlare era un peccato. Anche cantare era peccato; e se era peccaminoso parlare, figuriamoci cantare.

Chi peccava si beccava qualche bastonatura. Ne prendevamo tante, di bastonature. Ma non solo perché parlavamo o cantavamo; no, ovviamente no.”

Nel 1978 la legge Basaglia impone la chiusura dei manicomi, da qui un libro sull’alienazione umana che infrange i muri del pressapochismo e insinuando dubbi e domande: cos’è la pazzia? Chi sono i veri pazzi? Siamo noi a essere troppo sani?

Daniele Germani, con Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri (Spartaco edizioni) ci accompagna nelle stanze più buie della mente umana, ci sussurra note di una musica alienate, alcune note sono stonate, si ripetono quasi ritmicamente, come un jazz suonato male, sono le note stonate che riecheggiano nella mente di un uomo; e ci sono i rimpianti di una scelta, i rimpianti di una passione, quella di una donna che non farà più vibrare i tasti di un pianoforte, Chopin,  Mozart, e il difficile Schumann; c’è poi un muro dove un Pazzo ha imparato a fissarlo e a viverci dentro, tra le crepe di quei mattoni e della malta che li tiene insieme, imparando a vivere le vite di chi non ha mai vissuto davvero.

Tre storie, un unico fil rouge, un romanzo basato sulla parola guarigione, la cui struttura particolare e audace dà spazio ad ampie riflessioni; le scelte che necessariamente vanno prese nella vita e che inevitabilmente la cambieranno, ma non solo. Lo stereotipo cui siamo abituati della follia, vista come deviazione della realtà, pregiudizievole e lacerante, oscura il giudizio, facendoci cadere inesorabilmente nella retorica qualunquista.

“Da domani avrò ancora la mia polvere e quelli che il professore chiamava i brutti pensieri. Forse sono solo polvere e brutti pensieri, sì, ma almeno è una polvere che vale la pena di essere vissuta e sono brutti pensieri che meritano di essere accuditi.”

Pagine e pagine intense, potenti, che raccontano, che emozionano con una prosa raffinata ma mai pretenziosa, un dedalo tra realtà, sofferenza fisica e mentale, quella dei pazienti ricoverati nei manicomi, e le privazioni laceranti della vita, fino a giungere un climax di tormento, alienazione e poi consapevolezza.

“Non fermatevi qui, c’è ancora una storia da scrivere e ci sono pagine da leggere, e sono dedicate a chi ancora non si è arreso. Ricordatevi però che quel pazzo aveva ragione: io sono Pazzo solo perché siete voi a voler essere sani”

Attraverso la verità del Pazzo, si leggono pagine di assoluta bellezza che incollano letteralmente il lettore, Daniele Germani ha scritto un libro che vale la pena leggere, lui ci mostra una realtà che può davvero far paura

E io mi chiedo: e poi così negativa la pazzia? I pazzi osano dove gli angeli temono d’andare.
Alexander Pope

SCHEDA TECNICA
Titolo: Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri

Autore: Daniele Germani

Editore: Edizioni Spartaco

Collana: Dissensi

Pagine: 188

Prezzo: € 12,00

Uscita: 25 luglio 2019

 

Recensione di MODULAZIONI TEMPORALI di Come Eliminare la Polvere e Altri Brutti Pensieri

27 martedì Ago 2019

Posted by Daniele Germani in News, RECENSIONI POLVERE

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BASAGLIA, LEGGE BASAGLIA, leggere, letteratura, letteratura contemporanea, letteratura italiana, lettori, lettura, libri, manicomi, pazzi, pazzia, PSICHIATRIA, psicologia, racconti, romanzo, ROMANZO ITALIANO, romanzo psicologico, scrittori, scrittori italiani, scrittura

MICAELA CALDONAZZO  di Modulazioni temporali, recensisce COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI.

Qui la recensione originale

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RECENSIONE

Un romanzo introspettivo che parte dal mentale per giungere al relazionale, perché a volte i muri più alti e difficili da superare sono eretti da chi abbiamo intorno…

Cos’è la Pazzia? Cos’è la follia e qual è la domanda fondamentale che ciascuno di noi ha il dovere di porsi, la cui risposta determina la realizzazione della propria vita? Qual è quella domanda che serve a ciascuno di noi in un determinato momento della propria vita, quell’istante esatto in cui la fatidica domanda deve nascere spontanea e soprattutto deve trovare la giusta risposta?

È proprio questa riflessione che spinge il protagonista di questo libro a vivere la sua vita al limite della follia, a infilarsi nelle situazioni più estreme e disparate, in un continuo altalenarsi di realtà e illusione, sempre alla ricerca costante del vero senso della vita che può trovarsi soltanto dopo aver eliminato la polvere e altri brutti pensieri.

Ed è cosi che il protagonista riesce a giungere alla sua risposta giusta, dopo un lungo viaggio di introspezione personale che lo porta a riflettere non solo sulla sua esistenza ma, più in generale, sulla natura dell’essere umano in termini di emozioni, sentimenti, ambizioni e rapporti sociali.

Dopo la lettura di “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” di Daniele Germani (Edizioni Spartaco, pp. 183, euro 12, https://www.edizionispartaco.com/) nascono spontanei nuovi spunti di riflessione e qualcosa di diverso inizia a muoversi!

Micaela Caldonazzo

SCHEDA TECNICA
Titolo: Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri

Autore: Daniele Germani

Editore: Edizioni Spartaco

Collana: Dissensi

Pagine: 188

Prezzo: € 12,00

Uscita: 25 luglio 2019

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