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COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI

~ Il nuovo romanzo di Daniele Germani

Archivi della categoria: recensioni

Una bellissima recensione su Amazon di Letizia Rossi

02 venerdì Mar 2018

Posted by Daniele Germani in recensioni

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letteratura, letteratura italiana, libri, racconti, racconto, RECENSIONE, romanzo, scrittori, scrittori esordienti, scrittori italiani, scrittura, scrittura creativa

Non sono solito postare qui sul sito le recensioni di Amazon (che lascio alla pagina di Facebook), ma questa mi ha colpito molto.

Vi lascio un estratto a seguire e la recensione completa cliccando qui

Un caro saluto,

Daniele

“Scopro subito le mie carte: questo “Manuale” è un piccolo capolavoro. Parla d’amore, eppure non è una vera e propria storia d’amore. Parla di sentimenti ma è tutt’altro che un romanzo sentimentale. Sono due microcosmi, e la loro relazione, ad essere narrati.

Non è affatto una lettura “d’evasione”, questo “manuale”.

È troppo profondo e disincantato per farci banalmente sognare. Ci pone di fronte alla realtà, dando voce alla parte più scomoda dell’animo umano, quella che teniamo ben sepolta e siamo così bravi ad ignorare. L’ho trovato coraggioso e controcorrente.

Daniele Germani narra con una scrittura poetica e delicata, che quasi contrasta con la durezza della trama. È proprio questo che mi ha affascinata, assieme alla maturità con cui tratta le parole e plasma le frasi. Alcuni passaggi sembrano raccontare un dipinto, in altri ho trovato la musicalità di una melodia.”

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Daniela Sardella recensisce il MANUALE DI FISICA E BUONE MANIERE per La Gilda dei lettori

28 domenica Gen 2018

Posted by Daniele Germani in recensioni

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letteratura, letteratura italiana, lettura, libri, racconti, racconti brevi, racconto, RECENSIONE, romanzo, scrittori, scrittori esordienti, scrittura, scrittura creativa

Daniela Sardella recensisce il Manuale di fisica e buone maniere per La Gilda dei lettori

QUI LA RECENSIONE ORIGINALE

Guardando la copertina del suo Romanzo, dove è raffigurata una formula matematica, non avrei mai potuto immaginare di imbattermi in una storia d’amore. Una storia d’amore si, ma piena di paure, fragilità, disagi ed eventi che hanno segnato per sempre la vita dei due protagonisti. Una storia diversa, che non parla di romanticismo, ma che ti colpisce facendoti patire ogni attimo del racconto. Due ragazzi con storie differenti che hanno “segnato” il loro percorso, le loro scelte o se vogliamo chiamarlo il loro “destino”….

Lui un ragazzo chiuso con problemi relazionali, un tipo strano, che possiede un libriccino, che custodisce in maniera quasi maniacale, dove annota i suoi esperimenti bizzarri e lugubri, come gli esprimenti che portano alla morte del suo gatto.

Lei una brillante studentessa di Astrofisica, ma con un passato brutale, cattivo che le ha segnato non solo il resto della vita spezzandole la gioia e l’amore perfetto di una famiglia perfetta, ma che ha cambiato l’essere interiore che era, costruendo un muro tra se e i rapporti umani.

“Decise di non vivere, decise di nascondersi e ci riuscì, anche se per poco!!” Come ambiente perfetto Daniele Germani sceglie uno scenario poco accogliente, direi freddo, ma che lui sa descrivere così bene che ci dà la sensazione di percorrere gli stessi vicoli del protagonista. Luogo adatto per essere invisibile, ognuno vive la propria vita quasi come dei Robot. A quel ragazzo così silenzioso serviva solo mimetizzarsi tra la gente e tutto sarebbe andato nel verso giusto.

Ma ancora una volta si presentano situazioni strane…Uno strano incidente gli provoca Amnesia, ed essendo fuggito senza lasciare tracce, non lo cerca nessuno, nemmeno la famiglia e tutto ciò lo porta, forse senza volerlo, ad ottenere ancora più ciò che desiderava: essere invisibile!!

Poi lei, la stessa ragazza che lo ha portato a fuggire da tutto e tutti, dopo quel bacio lo sorprende e lo sconvolge in maniera ancora più forte.

La lettura è scorrevole e piacevole, mi ha saputo riportare indietro nel tempo. Durante la lettura si sono svegliati sentimenti forti che hanno fatto riemergere in me sensazioni e disagi che i protagonisti hanno provato: il sentirsi fuori posto nella stessa famiglia e le immancabili scelte, forse giuste o sbagliate, che hanno segnato il cammino della loro o nostra esistenza!

Vi invito a immergervi in questo splendido Romanzo dove Daniele Germani racconta un amore diverso, unico nel suo genere. Buona lettura a tutti voi!

Daniela Sardella

Teresa Anania recensisce il Manuale di fisica e buone maniere

28 domenica Gen 2018

Posted by Daniele Germani in recensioni

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letteratura, letteratura italiana, lettori, libri, racconti, racconto, RECENSIONE, romanzo, scrittori italiani, scrittura, scrittura creativa

Teresa Anania recensisce per IL MONDO INCANTATO DEI LIBRI il “Manuale di fisica e buone maniere”. Qui la sua pagina Facebook e QUI LA RECENSIONE ORIGINALE

Romanzo d’esordio in cui già dalla copertina si può evidenziare la particolarità dello stesso. In bella mostra, l’equazione di Dirac, quella ormai conosciuta come Equazione dell’Amore, con la quale viene descritto in fisica il fenomeno dell’ entanglement quantistico, (definito da Einstein – fantasmodica azione a distanza), che afferma in pratica che ” se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo diventano un unico sistema. Quello che accade ad uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce.”

Il che rimanda anche in qualche modo all’Amore Platonico… Fisica e filosofia, ma non solo, si fondono quindi per dare vita a quel sentimento puro tanto ricercato che è l’Amore.   “Lo sapevi che -Amore- è una parola senza sinonimo? ….E’ una parola silenziosa, amore, che si proclama senza emettere suoni. La si può pronunciare anche solo sfiorando gli occhi di chi è davanti a te. Ed è proprio quando si tenta di urlare che si pecca di saccenteria…..”    

Oltre alla formula di Dirac, a colpire è anche il titolo…. Quale può essere il trait d’union tra Fisica e Buone Maniere? Nessuno apparentemente….almeno fino a che non ci si proietta all’interno del romanzo.  Un vero e proprio Bildungsroman in cui Scienza, Letteratura, Fisica, Astronomia e sentimenti si fondono interagendo ed intersecandosi sapientemente. Un’alchimia di elementi che rapiscono immediatamente l’attenzione del lettore.

Contrariamente a quanto ci si possa aspettare, non è comunque un romanzo rosa o d’amore in senso stretto. Due personaggi, un ragazzo e una ragazza, ai quali l’autore non attribuisce nomi e la descrizione della loro crescita psicologica  e della loro evoluzione fino all’età adulta. Due ragazzi in cui ognuno di noi può facilmente identificarsi e ritrovarsi. Possessori entrambi di un background personale parecchio doloroso e tormentato che si riaffaccia costantemente tentando di prevaricare e contro il quale lottare non è per nulla facile. Lotta che viene affrontata da entrambi in maniera diversa.

Lui è un personaggio freddo, anaffettivo,apatico e dalla personalità borderline. Un ragazzo angustiato che per testare la sua teoria sul paradosso di Schrodinger, secondo cui un gatto può essere vivo e morto contemporaneamente, finisce con l’uccidere il proprio gatto. Lei con un passato doloroso, forse mai superato, si porta dietro una serie di cicatrici nell’anima  che tenta in ogni modo di nascondere e superare. Una personalità determinata a raggiungere i propri obiettivi.  Diversi ma profondamente simili e legati da uno stesso destino: imparare a fare i conti con la solitudine, quella solitudine in cui cercano bramosamente la felicità certi quasi di averla trovata perché, in fondo, non ne conoscono altra.

“…..La mia solitudine era serenità. La mia misantropia era stabilità. Ero soddisfatta. …..La mia vita era andata come doveva andare….. avevo dedicato tutte le mie energie esclusivamente a me stessa…….”     Due vite che si incontrano  per caso ma che finiranno con l’intraprendere strade differenti; lui per paura di abbattere le sue mura fuggirà a Londra facendo perdere le sue tracce. Lei, continuamente tormentata dai suoi fantasmi, appare comunque meno “codarda” e molto più disponibile ad accettare e ad affrontare un cambiamento nella propria esistenza e decide di andarlo a cercare.

La narrazione è fluida,nitida, scorrevole, ben scritto , si legge d’un fiato e presenta un finale che non ti aspetti.  Ti pervadono, leggendo, mille emozioni, sentimenti e stati d’animo.  Fa rabbia la testardaggine di lui ed intenerisce il bisogno che entrambi hanno di amare ed essere amati. Ti fa interrogare sul senso dell’esistenza umana e sul ruolo che gioca il destino nella vita di ognuno di noi e su quanto sia importante imparare a vivere intensamente; alcuni treni passano una sola volta e andrebbero presi al volo!

”  …La cometa di Halley passa ogni 77 anni …e in pochi possono vederla  per più di una volta nella vita.”    Ciascuno di noi è convinto di bastare a sè stesso, e a volte la paura di soffrire prende il sopravvento sui sentimenti generando profonda solitudine in giganti con i piedi d’argilla; ma in fondo nulla accade per caso, neppure il dolore, anche rinchiudersi per non soffrire è il meccanismo di difesa istintivo  più facile da adottare. Ma sappiamo che l’Amore è in grado di muovere il mondo, occorre solo avere il coraggio di rischiare…

Un romanzo denso e intenso, coinvolgente e accattivante dalla prima all’ultima pagina; da tenere a portata di mano, da leggere, rileggere, da assaporare pienamente e le cui parole ti restano tatuate dentro riecheggiando magnificamente nella testa e nel cuore….

Teresa Anania

Laura D’Angelo recensisce il MANUALE DI FISICA E BUONE MANIERE

06 mercoledì Set 2017

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letteratura, lettura, MANUALE, RECENSIONE

QUI LA RECENSIONE ORIGINALE

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Laura D’Angelo, la giornalista che mi ha intervistato durante la premiazione del Premio San Salvo, recensisce il MANUALE DI FISICA E BUONE MANIERE
Un libro che ha in copertina una formula matematica, una equazione che abbina lettere greche e segni e grafie scientifici. Non ci si aspetterebbe mai di stringere tra le mani una storia d’amore, un romanzo sull’amore e sulla vita, forse uno dei piú belli della nostra letteratura contemporanea.
Manuale di fisica e buone maniere è un libro gentile e allo stesso tempo lucidamente implacabile, un romanzo che abbina scienza e letteratura, per descrivere la drammaticità di una condizione umana bloccata nell’incapacità di vivere pienamente, o di vivere secondo la norma, secondo schemi, “leggi” e regole convenzionali, come i più fanno.
“É la storia di occasioni mancate” di un Lui e una Lei, accompagnati da un passato tragico, entrambi alla ricerca di una propria dimensione, o forse entrambi rassegnati ad andare incontro a se stessi e al proprio destino, nonostante i tentativi di determinare se stessi e la propria autenticità. Ecco che le leggi della fisica diventano sistema duale e speculare di interpretazione e di riferimento, una lente d’ingrandimento sotto la quale si riflettono e si definiscono i due protagonisti e la loro storia, come i pianeti e le orbite su una grande cartina del sistema solare, come i quanti in un sistema entropico e di riferimento, come su un moto rettilineo ed uniforme e le sue variazioni o sull’attrazione spazio-tempo.
Daniele Germani scrive un romanzo intenso, un romanzo permeato da una “scientificità” e da una poesia assolute.
Non è un caso che questa “dualità”, questa duplicità tra uomo e scienza, tra vita biologica e vita interiore, tra universo e io, tra leggi fisiche e moti del cuore si ripercuota in tutto il libro, nella strutturazione stessa dei capitoli ( correlati dalla numerazione tipica dei manuali scientifici e opportuna nomenclatura) e a cominciare fin dal titolo, lì dove un compendio normativo si abbina o antepone a un canovaccio di buone maniere, a un modus vivendi o leggi non scritte, che altro non sono che un tentativo per essere, o imparare a vivere.
E così, noi che pure siamo fatti di materia, ci sottraiamo al moto dei corpi perché influenzati da altre “leggi”, da forze invisibili e incomprensibili a cui non sappiamo opporci. “Il senso di colpa, l’odio, l’affetto, l’amore”, sono forze non osservabili, ma che regolano le nostre vite, che ci espongono alla vita e ci rendono vulnerabili, che ci mettono di fronte all’amore e soprattutto alla possibilità del dolore, e cercare di rinunciarvi equivale appunto ad una vita a metà, ad una “non-vita”.
Così come il gatto di Schrodinger e la scatola chiusa, a metà tra ”essere vivo” o “essere morto”, potenzialmente e apparentemente vivo o morto. Così come il cielo di Londra, senza stelle eppure pieno di stelle, o la cometa di Halley, che é visibile ogni 77 anni una sola volta per ognuno, ed é già passata, sotto un cielo di nuvole e carico di pioggia.
Ma così come le nostre vite sono influenzate da eventi incontrollabili, queste non sono determinate interamente da leggi ineludibili. C’é una possibilità di scelta, cui l’uomo non può sottrarsi, una minima possibilità.
 E qui arriviamo all’equazione di Dirac che descrive il fenomeno dell’entanglement quantistico, e che forse va oltre le azioni di ognuno e la vita stessa, la formula fisica dell’amore: “due particelle provenienti da uno stesso campo elettromagnetico, una volta liberate continuano a mantenere un legame tra di loro”. Ognuna continuerà ad influenzare l’altra anche se lontane e irraggiungibili, perché non saranno piú due sistemi distinti, ma ormai costituiranno un unico sistema.
Lui e lei, i protagonisti del libro di Germani, le cicatrici se le portano dentro. Ce l’hanno sulla pelle, l’una sulla mano e l’altro rappresentata da una gamba zoppicante, e ce l’hanno nella vita, in quella vita che è come un sistema entropico, in cui forse non bastano un manuale di fisica e uno di buone maniere, per vincere la solitudine ed essere davvero felici.
di Laura D’Angelo
***
crediti foto: Antonino Vicoli

san salvo d angelo

Libriamoci recensisce il MANUALE DI FISICA E BUONE MANIERE

03 giovedì Ago 2017

Posted by Daniele Germani in recensioni

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DANIELE GERMANI, letteratura, letteratura italiana, lettura, libri, manuale di fisica e buone maniere, RECENSIONE, scrittura

Ci sono vari blog e siti che recensiscono libri, ma Libriamoci è molto particolare.
In primis recensisce solo libri in cartaceo e inoltre, cosa più importante, stronca senza molti giri di parole gli autori che non sono stati di loro gradimento.

Al Manuale di fisica e buone maniere sono state assegnate 4,5 stelle su 5 e questo è stato un immenso piacere, nonché un onore.

Vi lascio alla recensione completa.

“Un libro profondo, intenso, romantico ma non mieloso, una storia che cattura il lettore perché fonde due elementi nuovi e non convenzionali per un romanzo, amore e scienza.
La forza delle parole contenute in questo romanzo è perfettamente equilibrata rispetto alla narrazione scorrevole e ricca di spunti e riflessioni autentiche e mature, frutto di menti intelligenti e intellettuali”

Qui la recensione originale di Chiara di Libriamoci

Manuale di fisica e buone maniere
Daniele Germani

“Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo sottile diventano un unico sistema. Quello che accade a uno di loro continuare ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce”.

La chiamano l’equazione dell’amore e, in effetti, questo principio fisico è applicabile a quel sentimento che, volontariamente o non, ordina e gestisce le nostre vite, l’infinita ricerca che, insieme alla felicità, caratterizza le nostre giornate.

“ Manuale di fisica e buone maniere”  inizia con il raccontarci la storia di due bambini, lei circondata da una famiglia che è il suo “sistema solare” e da cui prende tutta la luce e le buone maniere che le vengono insegnate, e lui, incompreso e ostacolato dalla famiglia perché attratto da quella fisica che vuole capire, come l’esperimento fallito di Schrodinger, che coincide con l’inizio dei suoi studi e delle sue teorie, memorizzate e impresse su un quadernino rosso.

Ritroviamo questo ragazzo schivo e riservato in una Londra dove è fuggito lontano da tutti, dalla famiglia che l’ha sottovalutato, da una ragazza che forse, in una testa di calcoli e razionalità, aveva messo in moto un sentimento nuovo e incontrollabile, capace di spaventare e di portare lontano…fuggire!

Una Londra che è il luogo dove un incidente gli causa un’amnesia grave, dove non ricorda più nulla e nessuno e dove, essendo fuggito senza tenere contatti, nessuno lo cerca.

“Quella era la sua strada, ora. Si sentiva slegato da tutto e tutti.

A dire il vero non si sentiva legato nemmeno a se stesso. Non riusciva a capire se provasse amore per se stesso o odio. Niente. Buio completo. Gli vennero in mente ancora corpi celesti e la gravitazione intorno agli astri. Lui era come un pianeta senza stella. Non gravitava intorno a nulla. Gli uomini gravitano sempre intorno a qualcosa, come i soldi, l’amore, il successo, le altre persone. Non riescono a fare meglio di questo. Vivono un’esistenza apparentemente libera, ma, alla fine, c’è sempre un’orbita prestabilita alla quale sono costretti a fare riferimento. Gli venne in mente questo esempio come se fosse un ricordo camuffato e lontano.”

Ritroviamo lei, incapace di resistere alla fuga di quel ragazzo che, con i suoi silenzi e i gesti controllati, ha saputo schiodarla dai principi prefissati a causa del suo passato, la ritroviamo in viaggio alla ricerca di quel ragazzo che, sulle scale dell’università, ha saputo unire due menti, due scienze, la fisica e l’astronomia e, purtroppo, ha toccato corde inaspettate.

“Forse Einstein avrebbe potuto inserire anche l’affetto, i sentimenti, chissà, forse l’amore, tra l’energia, la massa e il quadrato dell’accelerazione e quindi, grazie a noi, riformulare il suo principio della relatività ristretta.”

Una ricerca di se stessi che passa attraverso l’altro, che annulla tempo e spazio e che non si arrende di fronte alla lontananza e alle difficoltà, che unisce scienza e sentimenti in una formula destinata a durare e a condizionare la vita di due persone che, per così poco tempo, hanno fatto dell’alchimia, la base di una teoria personale tutta da scoprire.

Quando la razionalità è messa in discussione dall’interiorità, quando i sentimenti comandano sulla ragione, quando un contatto è capace di far esplodere il controllo su se stessi, nulla è in grado di fermare la potenza creata dall’aura magica che si crea attorno a due “particelle umane”.

Dirac ci provò a livello scientifico, noi siamo la prova che scienza e amore coesistono al netto di formule, diagrammi ed enunciazioni.

Un libro profondo, intenso, romantico ma non mieloso, una storia che cattura il lettore perché fonde due elementi nuovi e non convenzionali per un romanzo, amore e scienza.

L’armonia creata da questi elementi e da una storia ben strutturata e carica di diversità, come la maturazione  dei pensieri, la loro elaborazione e lo sviluppo che condizionano l’evolversi della storia, la rende diversa e coinvolgente per l’unicità di ciò che ci trasmette e di ciò che resta al lettore.

La forza delle parole contenute in questo romanzo è perfettamente equilibrata rispetto  alla narrazione scorrevole e ricca di spunti e riflessioni autentiche e mature, frutto di menti intelligenti e intellettuali.

I personaggi si scoprono lentamente grazie al racconto di episodi passati e della narrazione che avviene come se fosse frutto del pensiero dei protagonisti che non hanno un nome, una provenienza certa e che riusciamo a posizionare nel tempo grazie a due piccoli ma grandi dettagli.

La prima parte è raccontata da “lui”, la seconda da “lei” e infine le due parti si mescolano per chiudere una storia che tiene incollati alle pagine.

Un libro consigliato a chiunque e per il quale non so trovare nulla che non sia perfettamente ordinato e gradevole, alla vista, alla curiosità e alla lettura.

Una storia per la mente e per il cuore adatta a chiunque voglia lasciarsi andare in un viaggio di teorie e formule che si sposano con amore e sentimento.

“Non dimenticare mai che, se saremo più veloci della luce, diventeremo invisibili ma eterni”

 

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Elisa Santucci recensisce il MANUALE DI FISICA E BUONE MANIERE per Expartibus.it

18 domenica Giu 2017

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QUI LA RECENSIONE ORIGINALE

Di Elisa Santucci

In ‘Manuale di fisica e buone maniere’ ci sono lui e lei, volutamente senza nome. Solo lui e lei, due vite difficili con un passato duro da smaltire.
Si incontrano, si riconoscono, si perdono.

Ma come dice l’equazione di Dirac:

Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo sottile diventano un unico sistema.

Ed è questa l’essenza della loro storia.

Lei astronoma, lui appassionato di fisica che per non deludere la madre ha studiato giurisprudenza ma ha creato il suo personalissimo manuale di fisica, un quadernetto rosso con teorie a volte realistiche, a volte strampalate.

Si conoscono, si innamorano, forse, ma non riescono a darsi, la loro solitudine interiore è più forte di qualsiasi coinvolgimento.

Una storia a tratti dura, scritta sapientemente da un autore al suo primo romanzo. Una scrittura piacevole, con descrizioni quasi da film, tanto che si riescono a visualizzare i paesaggi e le situazioni narrate.

E, soprattutto, ti riesce a portare nell’anima tormentata di questi due giovani che avrebbero potuto essere felici se solo avessero osato vivere.

Se non ti troverò, potrò sempre raccontare alle mie menzogne appena nate che saremo ancora e per sempre due speranze mai smascherate, che potranno vivere ancora di illusione, carburante dei molti che si accontentano di sognare.

Eppure, chissà se mai ti troverò.

Ho paura di scoprire che non siamo altro che due mondi destinati ad orbitare lontani e contraddittori.

Nient’altro che due pianeti extrasolari, senza la loro stella di riferimento.

Due pietre che continueranno ad allontanarsi l’una dall’altra, trascinate dalla rassicurante certezza di dimenticarsi.

È un testo profondo e complesso che tratta, in particolare, l’aspetto psicologico di questi due ragazzi incapaci di vivere, se non da soli, il romanzo della scelta della solitudine, del non coraggio, dell’incapacità a non lasciarsi trasportare dalle onde.

In un linguaggio elegante e ricercato, intriso di termini e nozioni di fisica e di astronomia, senza però diventare né pesante, né nozionistico, l’autore ci accompagna, come in un viaggio, nella vita dei due protagonisti, alternandone la narrazione in prima persona.

Si legge velocemente e ti dispiace di essere arrivata all’ultima pagina.

Complimenti Daniele per questo splendido esordio.

 

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Irma Loredana Galgano recensisce il Manuale di fisica e buone maniere

26 venerdì Mag 2017

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letteratura, letteratura italiana, RECENSIONE, romanzo, scrittura

Recensione originale QUI a cura di Irma Loredana Galgano (© 2017, Irma Loredana Galgano.)

Il racconto delle occasioni di vita perdute in “Manuale di fisica e buone maniere” di Daniele Germani

Daniele Germani da Roma si trasferisce a Barcellona e da lì inizia il suo giro per l’Europa che lo porterà a vivere a Londra, in Irlanda e poi ancora in Spagna, a Madrid. Si immagina che questo suo “peregrinare” gli abbia consentito di vedere posti e gente nuova, assistere o vivere esperienze che altrimenti non avrebbe visto o fatto, ascoltato parole e suoni che altrimenti gli sarebbero risultati estranei… e dalla fusione di tutto ciò che sembra nascere l’idea e la realizzazione di Manuale di fisica e buone maniere edito lo scorso anno da David and Matthaus. Un libro che è al contempo un compendio e un tripudio di idee nozioni e riflessioni. Il racconto, appunto, delle occasioni di vita perdute.

I protagonisti sono Lui e Lei, la loro travagliata vita, le esperienze, l’incontro e l’abbandono, il ritrovarsi e il perdersi di nuovo… ma la trama del libro di Germani è tutt’altra cosa rispetto a un romanzo d’amore. È un manuale che fonde scienza e letteratura, fisica e sentimenti. È il racconto del vivere con disagio l’esistenza sul nostro pianeta. Lui, con la sua personalità borderline, i suoi tormenti, le crisi e i “colpi di testa”, il fallimento dei sentimenti e l’incapacità di reagire con forza alle avversità della vita. Lei, con il tormento di un triste segreto nel suo passato che combatte cercando di cancellare o quantomeno nascondere le cicatrici evidenti e quelle invisibili e riesce a raggiungere i suoi obiettivi e a superarli. Due persone e due personalità “differenti”, “diverse”, che hanno dovuto imparare da sole a stare al mondo perché entrambe, anche se per ragioni dissimili, sono state sempre incomprese, derise, denigrate, rifiutate.

Leggi anche – Esiste una realtà che dipende solo da noi? “Io e Henry” (Marcos y Marcos, 2016). Intervista a Giuliano Pesce

Un libro delicato Manuale di fisica e buone maniere di Daniele Germani che conquista il lettore in punta di piedi per la sua storia, i protagonisti ma anche per le riflessioni indotte sul mondo, sui suoi abitanti e soprattutto sulle loro menti. Una scrittura dolce che a tratti si fa ancora più morbida, fluida. Le lettere si arrotondano e si modellano sui sentimenti dei protagonisti e ne viene fuori una lieve “poesia in prosa”.

«Più camminava, più ogni passo e ogni metro, ogni pensiero e ogni piccola scoperta sulla sua natura lo rendevano una maschera tragica di se stesso.»

Le nozioni di chimica, fisica e quantistica inserite nel testo e le riflessioni di Lui in proposito aprono la mente di chi legge verso la consapevolezza, spesso dimenticata, del proprio essere “fisico”, di quanto i nostri pensieri azioni sentimenti accadimenti… incidano direttamente sul nostro corpo che non è cosa diversa e distinta dalla nostra anima nella quale, anche per un retaggio ideologico religioso, si pensa alberghino sentimenti ed emozioni. Ci rammenta l’autore, per tramite del protagonista, la loro stretta relazione e correlazione con la chimica del nostro corpo, del nostro essere… fisico.

«Quella formula, così strana, era una dichiarazione d’amore complicata e romantica, che qualcuno aveva adattato al mercato dei sentimenti.»

Manuale di fisica e buone maniere è un libro non particolarmente lungo, di poco oltre centosettanta pagine, ma incredibilmente intenso, maturato nelle esperienze di vita vissuta, le stesse che originano quella strana alchimia per cui ci si scopre, quasi senza saperlo o volerlo, felici o scontenti di stare al mondo, di vivere un’esistenza in cerca di riscatto oppure sopravvivere in un’altra sentendosi una particella apolide alla ricerca continua della sua metà, illudendosi di riuscire a trovare il ricongiungimento inteso come unica via al rasserenamento. Senza dubbio alcuno Daniele Germani ha scritto un romanzo che non è semplicemente il racconto di una storia. È un libro con un senso e uno scopo. Valido e riuscito.

Source: Si ringrazia Andrea Carnevale dell’Agenzia Letteraria Edelweiss per la disponibilità e il materiale

Disclosure: Fonte biografia autore quarta di copertina

© 2017, Irma Loredana Galgano. Ai sensi della legge 633/41 è vietata la riproduzione totale e/o parziale dei testi contenuti in questo sito salvo ne vengano espressamente indicate la fonte irmaloredanagalgano.it) e l’autrice (Irma Loredana Galgano)

Cronache dal Silenzio recensisce il “Manuale di Fisica e Buone Maniere”

19 venerdì Mag 2017

Posted by Daniele Germani in recensioni

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letteratura, letteratura italiana, libri, manuale di fisica e buone maniere, RECENSIONE, romanzo, scrittura

Di solito non commento mai una recensione, ma mi limito a riportarla sul mio sito così com’è. Questa volta però quella di Cronache dal Silenzio merita un’eccezione. Cronache dal Silenzio è un punto d’incontro e di divulgazione scientifica di alto livello; il suo ideatore e curatore Luca (astrofisico esperto e passionale) ha deciso di leggere il Manuale senza pregiudizi verso formula di Dirac presente in copertina, formula (riportata volutamente in maniera errata) che così tanto ha fatto “infuriare” gli addetti ai lavori. Voglio quindi ringraziarlo di cuore per la sua apertura mentale e la sensibilità che ha dimostrato. Grazie Luca, mille volte grazie,

DG

cronache dal silenzio

Recensione originale QUI

Pagina Facebook Cronache Dal silenzio

Prendendo in mano il libro d’esordio di Daniele Germani “Manuale di Fisica e Buone Maniere“ la prima impressione è quella di avere di fronte un libro di divulgazione scientifica, di cui non si capisce bene il titolo (che c’entrano le buone maniere con la fisica?). Si apre il libro e l’impressione sembra confermata dai titoli dei capitoli “Sulla dispersione del calore e dell’energia”, “Sul moto rettilineo uniforme e sull’attrazione nello spazio e nel tempo”, tanto per fare qualche esempio. I paragrafi sono poi numerati nel classico modo dei libri scientifici I.1.1., I.1.2, e così via, e l’impressione sembra essere confermata con decisione ancora maggiore. Ma allora, quelle buone maniere?

Iniziando la lettura del libro, si comprende immediatamente di avere di fronte qualcosa di completamente differente. La fisica c’entra molto, le buone maniere anche, ma Il Manuale è una storia d’amore, un romanzo di formazione di un ragazzo ed una ragazza appassionati, ognuno a modo suo, di fisica e di astronomia. Entrambi hanno un passato estremamente travagliato e segnante, che gli impedisce di vivere serenamente su questa Terra, ma che li lega strettamente in una storia estremamente sentita e travolgente dal punto di vista emotivo, ma al contempo dettagliata e studiata dal punto di vista psicologico. Non certo un superficiale romanzo rosa, ma un romanzo profondo e complesso, che narra innanzitutto di uno sviluppo psicologico, di un’evoluzione dei personaggi verso la loro maturità.

Non preoccupatevi, se lo state pensando, non si tratta assolutamente neanche di un faticoso romanzo psicanalitico stile “La Coscienza di Zeno” o di un sofferto romanzo russo dell’800. Daniele Germani, autore esordiente ma già ben maturo dal punto di vista letterario, attinge continuamente al linguaggio della fisica e dell’astronomia in questo romanzo assolutamente travolgente, mescolandolo alla storia di questi due ragazzi in uno stile di scrittura assolutamente raffinato, elegante e coinvolgente.

Chiunque di noi può essere un “lui” o una “lei” di questo romanzo, fin dalle prime righe ci si appassiona e ci si affeziona alla loro storia, identificandosi facilmente nel loro modo di essere e di capire il mondo. Difficilmente riuscirete a staccarvi e a non leggerlo tutto d’un fiato!

Clicca qui per acquistare il libro!

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Recensione di “Aspettando le astronavi” del “MANUALE DI FISICA E BUONE MANIERE” e intervista di Maria Grazia Monni all’autore

26 mercoledì Apr 2017

Posted by Daniele Germani in recensioni

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DANIELE GERMANI, INTERVISTA, manuale di fisica e buone maniere, RECENSIONE

Link originale qui – Pagina FB “Aspettando le Astronavi- il blog di Maria Grazia Monni”

Bentornati all’appuntamento con le Astronavi alla ricerca di Autori emergenti! Questo secondo episodio sarà dedicato a Daniele Germani e al suo Manuale di fisica e buone maniere, edito da David and Matthaus.

Mi sono imbattuta in questo titolo per caso. Un’ amica ne parlava entusiasta in un post sul suo profilo facebook. Io il post nemmeno l’ho letto, a dir la verità, sono rimasta folgorata dal titolo così ho cercato su Google, ho letto la sinossi e, nel giro di un quarto d’ora, avevo già ordinato il libro su Amazon.

Non mi piace leggere troppe opinioni quando si tratta di libri. In genere mi attrae la trama, deve accendersi un qualche tipo di alchimia. Con questo libro è bastato il titolo. Io lo trovo geniale, affascinante, curioso e per nulla banale. Comunque, bando alle ciance ed andiamo con ordine, perchè ho molte cose da dire e un’intervista bellissima con l’Autore da proporvi.

Sinossi:

“Manuale di fisica e buone maniere” è il racconto di occasioni perdute. Il romanzo descrive il complesso rapporto sentimentale ed emotivo fra due studenti italiani, attingendo dal linguaggio e dalle teorie della fisica, mescolando scienza e letteratura. Lui è un assassino di gatti con problemi relazionali al limite della psicosi; lei è una futura astrofisica di successo segnata da un passato tragico. Entrambi vivono con disagio l’esistenza sul nostro pianeta. A far da cornice alla loro storia, una Londra polverosa e poco accogliente, dove si rifugeranno per scappare dal loro passato.

Recensione:

Daniele Germani ci racconta, in questo libro, due storie, anzi la stessa storia sotto due punti di vista: quello di Lei e quello di Lui. Non ci sono nomi nel romanzo. Dall’inizio alla fine non conoscerete mai un solo nome dei personaggi e, a dirvela tutta, sarebbe totalmente inutile conoscerli nell’economia del racconto e di ciò che l’Autore vuole trasmettere.

La prima che ci viene presentata è Lei, una bimba serena, con tante domande nella testa, più grande della sua età e con passioni molto particolari come l’astrofisica. Un personaggio, Lei, per il quale ho sentito subito istintiva empatia, tenerezza.

Dopo pochissime pagine, entra in scena Lui e l’Autore non fa nulla per rendercelo simpatico.

Un ragazzino assente, anaffettivo, che uccide il gattino che gli hanno regalato i genitori per provare la sua teoria sul paradosso del gatto di Schrödinger.

La sua freddezza di fronte all’atto che aveva compiuto e l’altrettanta freddezza con cui mette fine ai suoi rapporti emotivi con la famiglia, a causa della loro reazione di fronte all’assassinio del gatto, mi hanno cucito addosso un senso di disagio forte nei confronti di questo personaggio, disagio che mi ha accompagnata durante tutta la lettura del libro.

Lui è indecifrabile, è una personalità al limite dello psicotico, non riesce ad essere empatico, non riesce ad far prevalere la parte fatta di pelle, sangue e dolore che è in lui, ma coltiva unicamente quella cerebrale, fatta di studi sulla fisica e un’infarinatura di astrofisica. Questo gli garantisce di non soffrire, di piegare tutto alle leggi fisiche e matematiche ma, di fatto, gli impedisce di vivere davvero.

Lui e Lei si incontrano all’università: Lui ne rimane incuriosito quando scopre che lei studia astrofisica, Lei se ne innamora e cerca, come spesso si fa quando si ama qualcuno che ha problemi a relazionarsi, di buttare giù quella barriera dietro cui Lui si nasconde.

Un giorno accade qualcosa fra loro, qualcosa che sconvolgerà la meccanica, asettica e ripetitva quotidianità del nostro e lo spingerà, forse per la prima volta, a farsi delle domande, ad interrogarsi su di sè e su ciò che davvero vuole nella vita. E così Lui molla tutto, fondamentalmente scappa, e va a Londra.

“L’illuminazione giunse immediata ed inaspettata. Cambiare non era dimenticare, ma modellare”

Attraverso gli occhi di Lui vediamo Londra come una città polverosa, pericolosa, piena di opportunità ma, al contempo, pronta a distruggere ogni speranza, a risucchiarti nell’oblio. Ovviamente, non vi dirò nulla di ciò che accadrà al personaggio durante la sua permanenza nella capitale inglese, ma posso dirvi che è un susseguirsi di emozioni, per lo più negative, per lo più dolorose, di quelle che colpiscono allo stomaco, di quelle che ti verrebbe voglia di urlare di tutto a quella figura che ti sei creata nella testa e che per te rappresenta Lui. Lui fa incazzare, sappiatelo, quasi sempre, quasi per tutto il romanzo. Eppure, ci sono stati momenti in cui avrei voluto abbracciarlo, avrei voluto dirgli che è normale avere paura, momenti in cui avrei voluto dirgli che quell’accenno di metamorfosi che stava compiendo, prima del secondo colpo di scena, lo stava rendendo più umano, quasi simpatico, quasi sopportabile ad un cuore istintivo come il mio.

I personaggi che ruotano intorno a Lui nel suo cercarsi a Londra, lo spingono costantemente alla metamorfosi, al prendere contatto con il suo intimo, con il suo mondo interno, con la sua capacità di essere “umano”. Lo spingono ad entrare in contatto con tutto ciò da cui è sempre scappato.

La ragazza con i capelli ricci, il padrone del laboratorio, il direttore dell’ospedale, tutti i comprimari cercano di svegliarlo dal suo torpore, in un modo o nell’altro, cercano di spiegargli che la vita è fatta per lo più di scelte e di libero arbitrio.

“Sosteneva che la consapevolezza dell’intera umanità fosse nascosta dentro di noi e che il non parlare, il non comunicare, l’isolarsi dal mondo, quello sì che erano veri crimini; la scienza, al religione e i libri erano molto importanti, ma senza un’anima “colta”, che fosse pronta a ricevere prima di dare, nessuna vera informazione, dottrina o filosofia sarebbe davvero compresa e tutti gli sforzi di apprendimentio darebbero risultati inutili, semplici scatti mentali di uno sviluppo meccanico”.

E Lei? Lei aleggia come una presenza/assenza per buona parte del romanzo e il lettore è così preso a seguire le vicende di Lui e ad arrabbiarsi con lui che quasi se la dimentica, o insomma, la rilega a comparsa. Finchè a metà del libro Lei riappare prepotentemente e la luce torna nel cuore del lettore, tornano l’umanità, la bellezza dei sentimenti, la paura, l’angoscia, la speranza e l’amore. Lei è viva,  è reale e non si può non amarla. Lei torna solo per trovare lui, per capire, per dare una svolta alle loro vite, per lenire quel tormento che l’accompagna da quando Lui, senza volerlo minimamente, ha sciolto lo strato di ghiaccio dal cuore di questa giovane donna che troppe ne aveva già viste e patite. Lei ci va stretta in questo mondo, Lei ne ha paura ma lo affronta, Lei è disposta ad accettare il cambiamento. Lei è noi, ciascuno di noi è un pò di Lei.

“Lo sapevi che “amore” è una parola senza sinonimi? È sola, in questo fiume di parole che rompono questo silenzio tanto declamato. È una parola silenziosa, amore, che si proclama senza emettere suoni. La si può pronunciare anche solo sfiorando gli occhi di chi è davanti a te. Ed è proprio quando si tenta di urlarla che si pecca di saccenteria.

Amami adesso, nell’errore, mentre cammino in bilico su questa fune che ci unisce e della quale non vedo la fine, amami adesso o cadrò. Prendimi per mano, mentre vago in compagnia di questa folla senza volto, o mi perderò. Fammi sentire il tuo respiro, in questo vagone pieno di fumo, o soffocherò. Amami ora, nell’errore, proprio adesso che ho più bisogno di te”.

“Ho paura di scoprire che non siamo altro che due mondi destinati ad orbitare lontani e contraddittori, Nient’altro che due pianeti extrasolari, senza la loro stella di riferimento. Due pietre che continueranno ad allontanarsi l’una dall’altra, trascinate dalla rassucurante certezza di dimenticarsi”.

 

L’Autore in questo è geniale perchè quando ci racconta di Lui scrive in terza persona e quando ci racconta di Lei scrive in prima persona. Questo amplifica tutte le sensazioni di Lei, rendendola ancor più umana e attaccata alla pelle di chi legge e alimenta il naturale disturbo che la personalità di Lui provoca, facendo sì che non si simpatizzi mai davvero con questo personaggio.

In questo modo Daniele Germani, forse, ci indica il suo messaggio e cioè che la vita è una scelta continua, che non può essere vissuta anestetizzandoci, che anche quando incontriamo difficoltà e periodi difficili non possiamo adagiarci al destino, al fatto che doveva andare così, ma che possiamo fare scelte, che le occasioni mancate devono essere ridotte al minimo. Di fronte al quotidiano, di fronte alla malattia, di fronte alla tragedia, di fronte a famiglie assenti ma ingombranti, come nel caso dei due protagonisti, e anche di fronte alla morte, dobbiamo crescere ed alimentare noi stessi e la nostra anima.

Sul finale non dico nulla, se non che ho dovuto lasciar decantare le emozioni qualche giorno prima di essere sufficientemente lucida per scrivere questa recensione.  

La scrittura di Germani è coinvolgente, scorrevole, accattivante. Non ti stacchi dal libro, una volta che lo inizi, è come un incantesimo. Ho letto che alcuni lo hanno trovato troppo breve: no, è perfetto. Perchè è talmente intenso e pieno di emozioni contrastanti e difficili che ti senti esplodere per quasi tutto il tempo. Non li rimpiangi Lei e Lui alla fine del libro perchè, in realtà, scopri che sono dentro di te, sono entrambi sfumature di ciascuno di noi. Lui ciò che nessuno di noi vorrebbe essere, Lei ciò che forse vorremmo essere, o che magari, in parte o in tutto, siamo già.

Manuale di fisica e buone maniere è un libro sulle occasioni perdute ma è anche un libro sull’importanza di vivere e non di lasciarsi vivere.

Intervista con Daniele Germani:

Aspettando le Astronavi: Ciao Daniele, benvenuto su Aspettando le Astronavi e grazie per il tempo che hai deciso di concedere a questa intervista!

Daniele Germani: Ciao Maria Grazia, beh, grazie a te e allo spazio e al tempo che hai deciso di dedicare al mio romanzo. Inoltre Aspettando le Astronavi è un blog di altissima qualità. E’ un onore per me essere presente.

A: Iniziamo da te… Chi è Daniele Germani? Come ti descriveresti?

D: Iniziamo con le domande difficili. Non lo so chi sono, in effetti. Parto dai punti fermi della mia vita, allora. Sono un neo papà. Da qui parte tutto il resto e questo l’ho scoperto quando l’anno scorso è nata mia figlia, Nikita, che ora ha quasi 8 mesi. Quando nasce un figlio, l’essere scrittori, lavoratori e tutto il resto passa in secondo piano, forse in terzo, tutto diventa subordinato a quella creatura che hai messo al mondo ed è meraviglioso. Finalmente tutto quadra e alla vita si dà finalmente una spiegazione. Non è più vero che nulla non abbia un senso.

Oltre alla mia famiglia,  posso dirti quello che ero, perchè quello che sono o che sarò non l’ho ancora ben chiaro. Ero un viaggiatore e uno che viveva molto alla giornata. Negli ultimi otto anni ho vissuto in molti luoghi, in Spagna, Irlanda, Gran Bretagna e in ognuno di questi luoghi ho avuto esperienze uniche, più o meno positive, ma che hanno contribuito a formare quello che sono ora.

Ti ho detto che lo ero ma spero che, non appena la bambina sarà più grande, potrò di nuovo tornare ad esserlo. Il mio sogno, condiviso da mia moglie Marianna, è prendere un camper e girare il mondo, partendo dall’Asia, scendendo nelle Americhe e arrivare fino al Polo Sud.

Poi magari potremo anche fermarci un pò. Forse rimarrà un sogno, ma prima di fare un viaggio si deve immaginare, desiderare, sapere che avverrà, che poi è quello che accade nello scrivere un libro.

A: Qual è il tuo libro preferito?

D: Altra bella domanda. Difficile sceglierne uno solo. A volte i libri preferiti non sono i più belli che si siano mai letti. Posso dirti che un libro che mi ha cambiato la vita, perchè letto in un momento davvero particolare, è stato “Non buttiamoci giù” di Nick Hornby. Nel mio piccolo l’ho anche omaggiato nel Manuale, dove, durante la narrazione, il protagonista ha a che fare con il “Palazzo dei suicidi” a Londra, che è un luogo realmente esistente. Ripeto, di certo non sarà un capolavoro della letteratura, ma ha cambiato la mia visione delle cose in un periodo difficile della mia vita. Dopo la lettura, infatti, ho deciso di partire e lasciare l’ Italia.

Per quanto riguarda invece gli autori assoluti, che amo particolarmente, posso dirti Kafka, in particolare “Il processo” e quasi tutto di Josè Saramago. Anche questi sono titoli che hanno contribuito a cambiare la mia visione delle cose e del concetto di arte. Soprattutto Saramago con “Cecità”, una vera rivoluzione nel campo della letteratura.

A: Che musica ascolti?

D: Questa è una domanda molto importante. Mi piace molto la musica italiana, Daniele Silvestri, Francesco De Gregori, Vasco prima maniera (non più del 1996), Fabrizio Moro. Ora che vivo a Genova aggiungo anche Fabrizio De Andrè. Amo anche il rock degli AC-DC, Iron Maiden, Dire Straits. Però per scrivere ho bisogno assoluto di musica senza parole, altrimenti mi distraggo troppo. Il Manuale è stato scritto, dalla prima all’ ultima parola, con il pianoforte di Ludovico Einaudi nelle orecchie e direi anche nelle dita. La sua musica è stata davvero ispiratrice. Mi spiace non averlo potuto incontrare a Genova lo scorso dicembre. I biglietti del concerto erano finiti e scrissi al suo ufficio stampa per avere la possibilità di incontrarlo, anche solo 5 minuti prima o dopo, per poterlo omaggiare del mio romanzo. Forse credevano che mi volessi “imbucare” al concerto e l’ incontro non è stato possibile; alla fine gliel’ho spedito. Spero abbia gradito.

A: Impossibile non abbia gradito, a mio modesto avviso.

A: Manuale di fisica e buone maniere è il tuo romanzo d’esordio?

D: Si, è il primo romanzo che pubblico. Ne avevo scritto un altro, ma era davvero poco “spendibile” sul mercato. Me ne sono reso conto solo anni dopo, mentre, al momento, credevo di aver scritto un capolavoro. Il Manuale è il primo e chissà, magari, l’ ultimo. Vedremo.

A: Sono sempre curiosa di sapere che tempi di gestazione hanno i romanzi. Quanto tempo hai impiegato a scrivere il tuo romanzo?

D: La gestazione del Manuale è stata molto rapida. Ho iniziato a scriverlo i primi giorni di agosto 2014 e l’ho terminato, in prima stesura, dopo un mese circa. Nel frattempo, ho avuto anche un piccolo incidente: sono epilettico e ho avuto una crisi in metro con una ferita che mi ha tenuto fermo quasi 15 giorni. Avevo iniziato molto bene e credevo che non avrei più ripreso a scrivere ed invece ce l’ho fatta.

 

Il Manuale è stato più volte corretto. Direi che per arrivare alla sua forma finale, quella che leggete oggi, in totale ci avrò lavorato circa due mesi, ovviamente non consecutivi. Fondamentale è stato l’ apporto del mio agente Andrea Carnevale; mi ha aiutato nella correzione e nella quadratura del cerchio.

A: Ti sei ispirato a qualche persona reale per la caratterizzazione dei tuoi personaggi sia primari che comprimari?

D: No, ho cercato di mantenere fuori dalla caratterizzazione amici e conoscenti, o altri personaggi più o meno conosciuti. E’ proprio il caso di dire che qualsiasi riferimento a persone è puramente e decisamente casuale.

A: Immagino che di autobiografico non ci sia nulla nella storia di Lei e di Lui. Però una cosa mi ha colpita: la tua scelta di narrare la storia di Lei in prima persona e quella di Lui in terza. Come a voler prendere un pò le distanze da Lui, o per tenere il lettore  “in sicurezza” dal tuo personaggio. Perché questa scelta di narrare le due storie in modo così diverso?

D: Immagini bene. Non c’è nulla di autobiografico che non sia funzionale alla trama. Alcuni eventi o atteggiamenti sono stati attinti dalla mia esperienza, ma io non sono nè un astrofisico, tantomento un assassino di gatti.

Per quanto riguarda invece la prima e terza persona, a dire il vero, è stata una scelta stilistica per permettere una netta suddivisione dei due personaggi. La narrazione in terza persona, come hai giustamente fatto notare, distacca molto il personaggio dal lettore. Posso dirti soltanto che Lei non avrebbe mai potuto essere raccontata in terza persona. E’ un personaggio molto più complicato e molto più emotivo di Lui. La terza persona non permette un’empatia totale e Lei meritava di avere una perfetta aderenza con il lettore.

In molti mi hanno fatto notare questo aspetto e ne sono stato molto felice, perchè vuol dire che la scelta è stata azzeccata. Al momento della scrittura, assegnare la prima e la terza persona a Lei e Lui è stato tutto molto naturale, senza forzature.

A: Ho letto che Londra la conosci molto bene perché hai vissuto lì alcuni anni. Nel libro la racconti come una città contraddittoria ma piena di opportunità. Un luogo che può farti emergere ma anche
inghiottirti per non risputarti più fuori. Ma Daniele che ricordo ha di Londra? Cosa ha rappresentato per te?

D: Ho vissuto sei anni in Spagna e, in totale uno e mezzo, a Londra,. Londra però ha rappresentato per me i cambiamenti più importanti. Ci ho vissuto in tre distinte occasioni: nel 2003, quando avevo 25 anni e l’ emigrare non era ancora una necessita e una “moda”. Arrivai in una città molto diversa da quella che è oggi, dove gli italiani non erano molti e il lavoro disponibile non era tanto come oggi. Partii senza sapere una parola d’inglese e dormii su un pavimento per quasi un mese. Questo è l’unico aspetto autobiografico del romanzo, oltre alle lunghe passeggiate che i due protagonisti intraprendono nella città. Quel primo contatto con Londra ha davvero cambiato il mio modo di vedere il mondo.

Ci sono tornato nel 2012, in un periodo molto difficile per me e infatti è durata poco. Poi ancora nel 2015, però questa volta con mia moglie, ed è stato molto bello. Gli ultimi mesi li abbiamo vissuti a Brighton e abbiamo un ricordo bellissimo di quei mesi, perchè Nikita è stata proprio concepita a là, motivo per il quale, poi, abbiamo deciso di tornare in Italia, nello specifico a Genova, essendo Marianna genovese.

Per concludere su Londra, posso dirti che più che una città, è un universo a parte. Madrid, che è la città più bella dove abbia vissuto, è Spagna al 100%. Ovunque si respira la necessità dei propri abitanti di reclamare la propria identità iberica, così come è lo stesso per i catalani a Barcellona. Londra è invece la città dove, se vuoi, puoi diventare chiunque, puoi tranquillamente vivere in totale anonimato o emergere in qualsiasi disciplina o lavoro. Non sto dicendo che sia una buona cosa o meno, dico solo che è così. Io non l’ho amata molto, forse ci ho vissuto troppo poco, ma ho cari amici che ci vivono da anni e, bene o male, la pensano come me.

E’ un posto che deve essere vissuto almeno una volta nella vita, e non solo da turista.

A: Qual è l’ora migliore per scrivere secondo te?

D: Dipende dalla musica che hai a disposizione e da quante pene hai da smaltire. Scherzo, ovviamente. Io ho scritto a tutte le ore, sempre, anche quando avevo a che fare con sceneggiature e articoli. Non credo ci sia un’ora perfetta per farlo, ma c’è bisogno di costanza e impegno.

 

Ho sempre ritenuto che l’ artista folle, quello che senza tecnica tira fuori il capolavoro, che sia pittura, scrittura o musica, non esista. Serve tecnica e soprattutto molta disciplina, altrimenti ci si ritrova a riempire quei cassetti di tanti progetti iniziati e mai finiti. Anche Kerouac e Bukowsky, due grandi geni, avevano un talento immenso che dovevano, per loro stessa ammissione, disciplinare affinchè i loro scritti vedessero la luce. Non mi sto paragonando nemmeno lontanamente a loro, sia chiaro, ma li porto ad esempio perchè ogni scrittore deve, appunto, avere regolarità e una forza di volontà enorme, altrimenti quello che ha dentro resta dentro.

A: C’era un’abitudine particolare durante la stesura del romanzo? Un rito a cui non potevi rinunciare, ad esempio?

D: La musica e la presenza di Einaudi. Prima di iniziare a battere sulla tastiera, dovevo prima ascoltare un pò del suo pianoforte. Non riuscivo altrimenti a buttare giù neanche una parola. Solitamente iniziavo ascoltando “Questa notte” e a volte “Divenire”. Insomma, l’importante era che ci fosse la sua musica ad accompagnarmi nella stesura.

A: Quante ore dedicavi alla stesura del romanzo? Leggo di scrittori emergenti che passano giornate intere a scrivere, persone che dicono di non poter conciliare l’attività di scrittore con il loro lavoro ufficiale. Tu come hai incastrato tutto?

D: Durante quel mese di prima stesura vi ho dedicato quasi tutto il tempo a disposizione. Tornavo dal lavoro alle 19, a volte alle 21 e continuavo quanto avevo lasciato la sera prima. Al tempo vivevo da solo e non avevo altre “distrazioni”, quindi potevo scrivere quando volevo. Diciamo che il massimo era tre ore al giorno, non di più. Oggi è più complicato, anche se la bambina è una complicazione meravigliosa. Mia moglie mi incita a scrivere e a trovare il tempo. Scrivere però necessita di molta concentrazione e di una routine ben definita e, com’ è normale che sia, devo ancora trovarla.

A: Una curiosità od un aneddoto particolare legato al romanzo?

D: Direi il titolo. Avevo tentato più volte di inziare a scrivere questo benedetto romanzo, sempre con storie differenti e titoli un pò campati in aria. Il 6 agosto del 2014 invece mi sono svegliato e avevo “Manuale di fisica e buone maniere” stampato in mente. E’ stata un’illuminazione. Ho iniziato a scrivere la sera stessa e, dopo un mese, avevo concluso la prima stesura.

A: Tu hai avuto la possibilità ed il merito di pubblicare con una Casa editrice: la David and Matthaus. Ti va di raccontarci il tuo percorso, le eventuali porte in faccia e come sei arrivato alla tua CE?

D: Il percorso è stato “asettico”. Mi spiego meglio. Non ho contattato subito la CE, ma un agente letterario, Andrea Carnevale dell’ agenzia Edelweiss. E’ stato subito entusiasta del romanzo e abbiamo firmato un contratto di rappresentanza. Mi ha accompagnato con estrema pazienza attraverso tutta la delicata fase di pubblicazione. Lui era certo che ce l’avremmo fatta, io un pò meno. Aveva ragione lui.

 

Dopo l’ editing, effettuato con molta cura proprio da Andrea, lo ha proposto a varie case editrici e la D&M ci ha risposto quasi immediatamente. E’ stata una bella soddisfazione! Dopo la firma del contratto, il Manuale avrebbe dovuto essere pubblicato molto prima, ma, per le questioni familiari che ti ho raccontato prima, ha visto la luce con quasi un anno di ritardo.

A: Che cosa pensi del self publishing? Secondo te può essere una risorsa per gli aspiranti scrittori? E tu hai mai pensato di pubblicare come self?

D: Dipende. Di base non mi piace. Riconosco che molti capolavori della letteratura sono passati per il SP, ma erano anche altri tempi, soprattutto ad inizio secolo scorso. Oggi purtroppo il SP è una sorta di trappola per chi decide di voler pubblicare un romanzo che forse non vedrebbe mai la luce attraverso la normale filiera. Dico questo perchè, attraverso il giudizio del mercato, ci sono passato anche io. Come ti dicevo prima, il mio precedente romanzo venne rifiutato da tutte le case editrici alle quali lo mandai  e anche dagli agenti. Venni però contattato da un paio di editori a contributo che sembravano entusiasti del mio lavoro. Mi chiesero parecchi soldi ma, in quel momento non ne avevo, quindi la pubblicazione non avvenne. Non avevo ben chiaro come funzionasse il mondo del Self Publishing e ci soffrii molto per la mancata pubblicazione sia attraverso la naturale filiera che mediante il SP. Dopo qualche tempo, però, lo capii e mi ritenni fortunato di non aver avuto quel denaro a disposizione. Insomma, il mio lavoro era stato bocciato dal mercato, segno che era di pessima qualità. Con il Manuale ho intrapreso la strada opposta, mi sono cioè detto: “Se non verrà accettato da nessun editore, finirà nel cassetto senza rimpianti”. Forse qualche rimpianto l’ avrei avuto ma, per fortuna, poi è andata bene.

Oggi pubblicare senza contributo rappresenta quindi un esame di qualità dell’opera. Anche a causa del SP, il mercato è inondato, è più che saturo di romanzi e libri di qualsiasi genere e qualità, e, oggi come oggi, un romanzo per essere pubblicato non deve essere più solo “pubblicabile”, ma qualcosa in più, deve essere almeno ottimo, altrimenti un editore non investe a fondo perduto. Purtroppo molti “editori” oggi fanno gioco sulla voglia degli autori di vedersi pubblicati a tutti i costi, lucrando molte volte sui sogni delle persone, con discorsi del tipo “noi siamo fuori dalle logiche delle grandi case editrici però ti chiediamo 2000€” e questo è un danno per tutti.

A: Sono assolutamente d’accordo con te e, spesso, mi trovo a discutere di questo argomento con molti aspiranti scrittori che non fanno però il tuo ragionamento, cioè non vedono nel “giudizio del mercato”, rappresentato dalle CE uno sprone ad analizzare meglio la propria opera e, magari rendersi conto che non è buona, o che, il più delle volte, è l’ennesimo clone di qualcosa di già letto. Molto spesso si trincerano dietro l’idea che le CE valutino solo ed esclusivamente certi Autori (magari già famosi) e non hanno intenzione di investire su quelli che loro (gli aspiranti) reputano capolavori.

A: Ultima domanda: stai lavorando già ad un nuovo romanzo? Personalmente spero di sì.

D: Altra bella domanda. Si, ci sto lavorando, però quest’ultimo anno e mezzo è stato davvero complicato, bellissimo, ma complicato e non ho avuto ancora la possibilità di mettermi a sedere con tutta la tranquillità necessaria per iniziare la stesura di quello che ho già in mente. Come per il Manuale, ho già in mente il titolo, il messaggio, la trama e il finale. Direi che il più è fatto, ora non resta che scriverlo.

A: Grazie Daniele e, allora,  alla prossima!

D: Grazie a te, davvero. Questa è la prima intervista che mi viene fatta ed è stato un onore e un piacere averla fatta per “Aspettando le Astronavi”. Un saluto a tutti i miei lettori, perchè è vero che senza di loro la scrittura sarebbe solo fine a se stessa. Grazie ancora e a presto!

Di seguito vi lascio i link dei maggiori store su cui è possibile acquistare Manuale di fisica e buone maniere che esiste solo in cartaceo e non in ebook ma sono soldi ben spesi. Compratelo, leggetelo e diffondetelo, perchè merita davvero!

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Recensione su Huffington Post del “MANUALE DI FISICA E BUONE MANIERE”

20 venerdì Gen 2017

Posted by Daniele Germani in recensioni

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manuale di fisica e buone maniere, RECENSIONE

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La recensione originale a cura di Selene Gagliardi  su Huffington Post –> “Quando la fisica ci insegna a vivere”

Quando la fisica ci insegna a vivere

17/01/2017

Nella meccanica quantistica l’entanglement è una teoria che dimostra come due particelle, provenienti dallo stesso campo elettromagnetico, una volta liberate, continuino a mantenere un legame tra loro. Se a una di esse avviene una qualche modifica, essa si ripercuote anche sull’altra particella.

Ci sono particelle – e persone – che donano ad altre particelle – e persone – una parte di sé, rimanendo inevitabilmente legate e determinate al di fuori di loro per tutta la vita. Altre, al contrario, hanno paura del contatto, dello scambio, della contaminazione, e rimangono incastrate dentro se stesse, circondandosi di aculei, come le istrici, per non essere avvicinate.

Ed è proprio questo il caso – e il romanzo – di Lei e Lui, la cui storia di sofferenza e di ricerca di un’identità viene raccontata dall’esordiente Daniele Germani in Manuale di fisica e buone maniere, edito dalla solida casa editrice David and Matthaus.

E la struttura del manuale, del saggio scientifico, questo libro ce l’ha davvero, procedendo lungo una serie di 4 distinte sezioni che prendono il nome da un principio della fisica. L’autore, del resto, mescida nozioni astrofisiche a indagini psicologiche ed emotive, quasi fosse un entomologo alla prese con lo studio di quello strano essere vivente che è l’uomo.

I personaggi, non a caso, non hanno bisogno di essere nominati, perché, nel loro piccolo, sono i rappresentanti di una certa tipologia esistenziale, di chi cerca il suo centro di gravità permanente – per dirla con Battiato, tra l’altro citato nel libro – ma negandosi il diritto di essere felice.

Quante volte avevo giudicato qualcuno soltanto in base a quello che mi aveva permesso di vedere di lui? Ero certa che ognuno di noi avesse una sorta di turbolenza emotiva che provocava questa rifrazione e che non ci permetteva di comprendere davvero bene quanto potessero valere gli altri. Il terrore che non fossimo i migliori, i più belli, i più luminosi, ci impediva di valutarli, di comprenderne appieno la loro brillantezza

Questa recherche proustiana della vera esistenza e dell’uscita da sé, allora, non poteva che svolgersi in una terra straniera come Londra, città immensa, brulicante di vita e al contempo alienante e nullificante. “Volevo essere un nulla in mezzo al niente” afferma Lui nel tentativo di spiegarsi il perché della sua fuga nel Regno Unito, topos perfetto per una rinascita. Nel corso del romanzo, poi, i due ragazzi si troveranno in una condizione che potrebbe permette loro una palingenesi, una rinascita, un cambiamento del proprio carattere in direzione degli altri: Lei sarà libera da legami familiari, Lui dai lacci del passato.

Esattamente come il Mattia Pascal di Pirandello, che era scappato di casa per tentare una nuova strada, con un altro aspetto e un nuovo nome, le anime di questi due ragazzi compiono un moto centrifugo dal loro io, ma senza approdare a un porto sicuro.

E poi c’è la scienza, il loro grande amore, che ha inciso profondamente sulle loro vite e che rischia di diventare la loro condanna. Perché, come insegna proprio il principio dell’entanglement, anche la scienza ha bisogno di un po’ di romanticismo per poter scaldare il cuore. Di grande rigore e precisione è anche lo stile impiegato da Germani, che riesce a mettere insieme minimalismo e precisione nelle descrizioni (anche dell’interiorità).

In Manuale di fisica e di buon maniere si sente costantemente il profumo della possibilità, della speranza, della voglia di cambiare le cose, e al contempo la puzza della paura pietrificante, della rinuncia alla scelta, dell’occasione mancata. Eh sì, perché specie nel finale diventa forte l’implicito appello dell’autore al Carpe diem di oraziana memoria, a cogliere il frutto prima che sia troppo tardi.

E in un romanzo che contagia letteratura e astrofica, tutto ciò non poteva che assumere i contorni della cometa di Halley, che ogni 77 anni torna ad essere visibile alla Terra dal sito neolitico di Stonehenge. Un’occasione da cogliere ogni 77 anni, allora, è come un’occasione irripetibile. Ma non sempre l’uomo ha il coraggio di mettersi alle spalle la turbolenza delle nebulose e guardare fisso le stelle.

Selene Gagliardi
Giornalista e scrittrice

**

Il “Manuale di fisica e buone maniere” è un romanzo non auto prodotto.

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